Si è spento a 79 anni il leggendario lottatore giapponese, che sfidò il campione di boxe in un match storico e comparve come personaggio nel noto cartone animato. La morte di Antonio Inoki
Scusateci, ma la prima cosa che ci viene in mente alla notizia della morte del lottatore giapponese Antonio Inoki non sono le sue imprese sportive, o il suo successivo impegno politico, ma le tazze di caffellatte sorseggiate mentre in TV passavano le avventure dell’Uomo Tigre, indimenticabile cartone animato incentrato sulla lotta libera, anche parecchio cruento, dove Inoki veniva trasposto come personaggio di contorno, nel ruolo di sparring partner e saggia guida morale del protagonista.
Soprattutto questo è stato Antonio Inoki per noi in Italia, inutile negarlo, e non è certo poco. Un personaggio entrato nell’immaginario collettivo di tutta una generazione di bambini e ragazzi, cresciuti – ora si può dirlo – senza diventare granché violenti, almeno per la maggior parte, nonostante ai tempi i genitori temessero che tutti quei combattimenti del supereroe mascherato potessero nuocere all’equilibrio dei loro figli.
Antonio Inoki, il match leggendario con Muhammad Ali
Il cameo nella serie animata era un omaggio a una persona che in Giappone era rapidamente diventato un mito: Inoki è stato, infatti, il vero artefice del successo della lotta libera, o wrestling, come lo si voglia chiamare, negli anni ’70.
Per favorirne la diffusione nel suo Paese, organizzò eventi di grande attrattiva, tra cui spicca un mitologico incontro del 1976 tra lui e Muhammad Alì, all’epoca campione mondiale dei pesi massimi di pugilato e già leggenda vivente.
In teoria era un match di esibizione, con una borsa di 6 milioni di dollari offerta al pugile statunitense per farsi battere; ma Clay, si dice, cambiò idea una volta atterrato a Tokyo, e trattò un ingaggio più ridotto per giocarsela alla pari, con la fondamentale condizione che Inoki avrebbe potuto effettuare il suo colpo-marchio di fabbrica, il calcio volante denominato enzuigiri, solamente con un ginocchio appoggiato per terra.
Difficile sostenere che si sia trattato di un match vero e proprio – per la cronaca, terminò in parità – ma gli annali lo ricordano come l’incontro in cui nacquero le moderne MMA, o arti marziali miste, che ai nostri giorni stanno riscuotendo un incredibile successo di pubblico.
A fronte di oltre cento calci rasoterra portati o tentati dal wrestler nipponico in quell’incontro, Ali porto a segno appena sei colpi in quindici riprese.
Morte Inoki: amico dell’Uomo Tigre, ma nella realtà anche importante uomo politico
Nella seconda parte della sua vita, abbandonato il ring, Inoki spese la propria popolarità mettendosi al servizio del suo Paese come politico e diplomatico e distinguendosi, in particolare, per la capacità di trattare il rilascio di prigionieri di guerra giapponesi da parte dell’Iraq di Saddam Hussein e della Corea del Nord, sfruttando in quest’ultimo caso i buoni uffici del suo storico maestro di lotta, tale Rikidozan, originario proprio di quello Stato.
Se ne va un grande uomo, un grande sportivo, reso immortale dalle sue gesta e dal ricordo che il suo personaggio a matita lascia per sempre in tutti noi.
Marco Sicolo – Bgame News