L’ex tennista tedesco Boris Becker ha passato in carcere gli ultimi 8 mesi. Il suo racconto ci offre qualche spunto di riflessione sulle cose importanti della vita
L’ex tennista tedesco Boris Becker ha sempre avuto una spiccata personalità, senza la quale non avrebbe vinto Wimbledon a 17 anni nel 1985, né sarebbe poi riuscito a primeggiare anche nell’epoca degli Edberg, dei Sampras e degli Agassi, conquistando altri 5 Slam.
Questo suo modo di fare un po’ spregiudicato, però, nella vita lo ha spesso messo di fronte a situazioni difficili da gestire, l’ultima delle quali è la condanna per bancarotta fraudolenta, che gli è costata 8 mesi di carcere appena finiti di scontare in Inghilterra.
Per lui, ora, è appena arrivata l’estradizione in Germania e di conseguenza la libertà.
La sua recente intervista alla Tv tedesca, in cui si è mostrato comprensibilmente commosso, offre alcuni spunti di riflessione su come la privazione di ogni agio possa portare alla riscoperta dei valori importanti della vita.
Boris Becker torna libero dopo otto mesi di carcere
Dal racconto di Becker traspare chiaramente la paura, quando racconta candidamente di aver ottenuto, durante la sua permanenza in prigione, protezione da altri detenuti, specialmente il giorno in cui un tizio s’è arrabbiato e minacciava seriamente di volerlo uccidere. “Ho tremato”, ammette, “e non dimenticherò chi mi ha aiutato. Quando lotti per la sopravvivenza, è una cosa che ti unisce per sempre agli altri”.
“In carcere”, continua Becker, “sei solo un numero. Il mio era A2923EV. A nessuno importava chi fossi, nessuno mi chiamava per nome”.
Umiltà e istinto di sopravvivenza, quindi. Ma anche solitudine: “Lì dentro cerchi di non farti notare troppo. Ma quando poi rimani in cella, senza nessuno, il senso di solitudine ti assale. Non mi sono mai sentito tanto solo in tutta la mia vita”.
Embed from Getty ImagesIl gusto della libertà e delle piccole cose
Tra tutti gli insegnamenti che si possono trarre alla sua vicenda, e di cui sicuramente lui stesso farà tesoro, c’è la riscoperta del valore da dare alle cose che diamo per scontate.
Immaginate aver vissuto per anni come miliardario, osannato da folle di tifosi: in chissà quali ristoranti avrà mangiato il nostro buon Boris, in giro per il mondo. E invece, negli ultimi mesi, “facevo una fila di 500 prigionieri, per mangiare. Riso, patate, appena un po’ di salsa”, racconta. “Nel weekend c’era il pollo”, sembra sottolineare con amara ironia, abituato com’era a dare al lusso ben altro significato, che una portata di carne bianca.
Ma, come spesso accade in questi casi, la scoperta più grande sta nel sapore della libertà: “Un giorno, all’improvviso, mi dicono che potevo uscire e tornarmene a casa. Una volta in Germania, per la mia prima sera in libertà, mi sono concesso una birra con gli amici. È stata la migliore della mia vita”.
Marco Sicolo – Bgame News