L’eritreo Biniam Girmay vince la Gand-Wevelgem e diventa il primo africano a conquistare una classica del ciclismo. “In Africa altri talenti, venite a scoprirci”
Le mani sul caschetto, lo stupore sul viso, non ci crede neanche lui: Biniam Girmay, ventidue anni tra pochi giorni, è il primo ciclista africano a vincere una “classica”, una delle corse che fanno la storia di questo sport.
Il suo trionfo alla Gand-Wevelgem segna un evento epocale, che potrebbe rappresentare l’apertura di una nuova frontiera del ciclismo: “Dalle nostre parti il ciclismo è molto seguito” – ha rivelato alcuni giorni fa il corridore – “ed uno degli sport più praticati. I talenti ci sono, ma è necessario che i grandi team europei mandino qualcuno a vederci, perché mettere in mostra le proprie qualità partendo da così lontano non è facile”.
Biniam Girmay primo africano a vincere una classica del ciclismo
La vittoria di Girmay non è una completa sorpresa per gli addetti del settore, perché in realtà l’eritreo è uno dei prospetti più promettenti dell’intero panorama mondiale. Solo l’autunno scorso, infatti, conquistava l’argento ai mondiali di ciclismo under 23.
Ma a sentire le sue parole, il suo non è un talento nato per caso, ma piuttosto il frutto di un movimento fervido, ancorché poco organizzato: “Ad Asmara, da dove vengo io, ci sono gare di ciclismo ogni mese, e in tutto il Paese si organizzano competizioni. Ma per emergere devi essere fortunato a trovarti al momento giusto nel posto giusto”.
Sa sgomitare, Biniam, e col tempo ha imparato a farsi largo nel gruppo, a trovare il tempo perfetto per prendere in contropiede gli avversari e mettersi in luce. “Per farti notare dagli osservatori devi cogliere l’occasione giusta e io ci sono riuscito. Ma da noi, i giovani si giocano tutto in un attimo, perché devi ben figurare in una delle poche grandi corse organizzate dalle nostre parti, o l’occasione sfuma”.
Proprio in questo modo, a diciotto anni, Girmay si guadagnò un invito al World Cycling Centre di Aigle, in Svizzera, una sorta di accademia gestita dalla federazione internazionale del ciclismo, che si propone, tra l’altro, di offrire sostegno sportivo ai giovani talenti che provengono da luoghi privi di strutture adeguate allo sviluppo di atleti professionisti.
Qui ha potuto affinare il suo talento e fare esperienza nelle miriadi di competizioni ciclistiche che si organizzano nel vecchio continente.
C’è anche un po’ d’Italia nel suo vissuto. Al di là dei nostri trascorsi colonialistici in Eritrea, che potrebbero anche aver favorito la passione locale per le biciclette, Biniam ha passato dei mesi a Lucca, insieme ad altri ciclisti eritrei, innamorandosi della Toscana, prima di trasferirsi a San Marino.
Non ci ha pensato due volte, quando è venuto in Europa, ma ciò non vuol dire che sia stata una scelta facile. In Eritrea lo aspettano moglie e figlioletta: “Da noi”, dice, “è normale metter su famiglia così presto”.
Quando può torna a casa dai suoi, non vuol pensare solo alla carriera. Di sé dice che vuol essere una persona rispettabile, che fa il suo dovere e che possa essere di esempio per gli altri.
Il momento d’oro dell’Africa nel ciclismo
Cogliere il momento giusto dev’essere una specie di dono naturale per Girmay. La sua vittoria in Belgio, infatti, segue di pochi mesi l’assegnazione dei mondiali di ciclismo del 2025 al Ruanda, un’altra prima volta epocale per il continente africano.
Una certificazione della crescita di un movimento e dell’obiettivo della federazione internazionale di coinvolgere nuovi territori nello sviluppo futuro di questo sport.
All’epoca Biniam avrà 25 anni, e verosimilmente qualche altro successo in bacheca: “Non so se sarò io, ma sono sicuro che prima o poi un corridore di colore sarà il campione del mondo di ciclismo”.
La vittoria dell’eritreo Girmay alla Gand-Wevelgem 2022
Intanto lui incamera un successo da tramandare, conquistato con un’azione delle sue, in volata sul traguardo di Wevelgem dopo essere uscito indenne dalla breve salita sul pavé del Kemmelberg. Il suo pare il profilo perfetto per le classiche di un giorno, non per nulla era stato già buon 12.mo alla Milano-Sanremo di pochi giorni fa.
“Sapevo che nel gruppetto in fuga con me c’erano dei buoni velocisti, ma non mi sono scoraggiato”. Anzi. Girmay è partito con una volatona lunga duecentocinquanta metri, cogliendo ancora una volta l’attimo fuggente e resistendo al ritorno dei suoi avversari, per vincere con una felice incredulità negli occhi.
Il futuro è suo, ma non solo come corridore. Perché non c’è solo il ciclismo nella sua vita, c’è altro oltre al lavoro nella vita di un uomo. Per questo non prenderà il via al prestigioso Giro delle Fiandre di domenica prossima, dove sarebbe atteso come uno da tenere d’occhio: “Non vedo la mia famiglia da più di due mesi, e adesso è il momento di tornare a casa”. Già, il momento giusto.
Marco Sicolo – Bgame News