I fallimentari Europei della nostra Nazionale hanno esposto il calcio femminile ad aspre critiche. Che fino a qualche anno fa nessuno aveva voglia di fare
Quando la tedesca Babett Peter, il 21 luglio di cinque anni fa, segnò il rigore che eliminò l’Italia dai campionati europei di calcio femminile, a nessuno gliene importava niente.
Nessuno nemmeno sapeva, quel giorno, che si giocasse un Italia-Germania, da qualche parte nel mondo, se non gli amici e i parenti stretti delle protagoniste in campo.
Da allora – era il 2017 – il nostro calcio in rosa ne ha fatta di strada. Alcune grandi società protagoniste in campo maschile hanno cominciato a investire anche nel settore femminile, favorendo la crescita del movimento, e la Nazionale ha cominciato a ottenere risultati importanti, come i quarti di finale ai Mondiali del 2019.
La crescita del calcio femminile in Italia
Così è cresciuta anche l’attenzione mediatica, il grande pubblico ha imparato a conoscere i nomi delle calciatrici più forti, la Barbie ha realizzato una bambola con le sembianze di una calciatrice italiana e i tifosi hanno cominciato a riempire gli stadi oltre ogni aspettativa.
E poi il professionismo, la copertura televisiva delle partite, l’entusiasmo e l’aspettativa per le partite dell’Italia. Ci mancava solo una cosa: le polemiche in caso di sconfitta.
Con la pioggia di critiche caduta sulla Nazionale, all’indomani dell’eliminazione ai gironi dal campionato europeo del 2022, il calcio femminile italiano ha ottenuto la definitiva consacrazione a sport popolare: la CT Bertolini viene bistrattata manco fosse Bearzot, ci si lamenta per la mancanza di gioco, si evidenzia l’inadeguatezza di alcune giocatrici ai palcoscenici internazionali. Tutti giudizi che fino a ieri erano prerogativa degli uomini, e di cui invece da oggi potranno “vantarsi” anche le nostre calciatrici.
Ci hanno deluso, sì. Ma hanno ottenuto la nostra attenzione.
Europei calcio femminile, delusione per la Nazionale di Bertolini
Il clamoroso 5-0 subito nel solo primo tempo all’esordio contro le francesi, mitigato solo in parte dal gol di Martina Piemonte nella ripresa, è stato un cattivo biglietto da visita per la nostra squadra, non c’è dubbio, a maggior ragione perché era la prima partita trasmessa in prima serata niente meno che su RaiUno.
E non è andata meglio nelle altre due partite, contro Islanda e Belgio, che hanno sancito l’eliminazione dell’Italia.
Ma ogni “Bertolini vattene”, gridato o scritto in questi giorni, ha qualcosa in comune con i pomodori tirati all’Italia di Valcareggi finalista a Messico 1970, con le critiche a Lippi nel 2010, a Ventura nel 2017, persino a Mancini nel 2022. Ha in comune l’interesse della gente, un’aspettativa da tifosi, forse anche un amore che non vede l’ora di nascere.
È facile cogliere l’occasione, oggi, per dire che il calcio femminile in realtà non è pronto, che la sua crescente rilevanza mediatica è immeritata. Nelle critiche di oggi c’è il seme per le sbandierate di domani.
Marco Sicolo – Bgame News