Proprio come Rafael Nadal, il giovane talento iberico irrompe nei top 10 all’indomani della vittoria a Barcellona, a nemmeno 19 anni. Carlos Alcaraz, il predestinato
Quando, nella primavera del 2005, un giovane rampante Rafael Nadal sconfisse il suo più esperto connazionale Juan Carlos Ferrero nella finale del torneo di Barcellona, il piccolo Carlitos Alcaraz probabilmente non era neanche davanti alla TV, con i suoi ventiquattro mesi ancora da compiere.
Con quella vittoria, Nadal entrò per la prima volta nella top 10 del tennis, il più giovane a riuscirci dagli anni ’90. Dopo di lui non ci era riuscito più nessuno ad arrivare così presto, così in alto.
Fino ad oggi. Sempre il 25 aprile, sempre all’indomani della vittoria nel torneo di Barcellona, e sempre uno spagnolo. Carlos Alcaraz sembrerebbe una specie di reincarnazione di Nadal, se quest’ultimo non fosse ancora vivo, vegeto e ferocemente intenzionato a sbatacchiare chiunque gli si pari davanti su un campo da tennis.
E in fondo è più giusto così: Alcaraz merita di essere considerato per quello che è, e non come clone di qualcun altro.
Carlos Alcaraz entra nella top 10 del tennis a 18 anni
Non sono stati molti, in effetti, i tennisti capace di entrare più rapidamente di lui nel gotha dei primi dieci della classifica mondiale.
Il più lesto a riuscirci fu l’americano Aaron Krickstein, nome oggi sconosciuto ai più, dal momento che non fu capace di mantenere tutte le promesse nel corso della sua carriera. Ma tra i top 10 diciottenni troviamo soprattutto nomi altisonanti, come Bjorn Borg, Boris Becker, Mats Wilander, André Agassi.
Solo in otto, insomma, hanno fatto meglio di Alcaraz, in un’impresa che pare sempre più difficile da realizzare in tempi moderni. Negli anni 2000, infatti, solo Nadal ha fatto più velocemente di lui.
Ma al di là delle statistiche, che lo spagnolo sia un predestinato è un fatto evidente, perché ha le cosiddette stimmate nel campione, che non risiedono solo nella qualità dei suoi colpi, ma anche nella personalità, nell’atteggiamento, nell’approccio alle partite.
“Devo migliorare sulla terra battuta”, si era limitato a dire un paio di settimane fa, quando, reduce dal prestigioso trionfo sul cemento del Masters 1000 di Miami, era sorprendentemente uscito al primo turno del torneo di Montecarlo per mano di Sebastian Korda, altro ragazzino terribile di questa attesissima “Next Gen”.
Gli è bastato poco tempo, per migliorarsi, grazie anche al suo allenatore, proprio quel Juan Carlos Ferrero di cui abbiamo parlato più sopra.
Ci è voluta appena una settimana, in effetti, per presentarsi sui campi di Barcellona con il solito sguardo concentrato e impavido, e travolgere cinque avversari su cinque, tra cui la testa di serie numero uno Stefanos Tsitsipas, di cui sta diventando una sorta di bestia nera.
Le vittorie a Miami a Barcellona
La crescita di Alcaraz nel corso dell’ultimo anno è stata davvero esponenziale, se è vero che dodici mesi fa non era neanche nei primi 100 ed oggi viaggia spedito verso un futuro che non sembra porgli limiti.
La vittoria al piccolo torneo di Umago l’estate scorsa, la strepitosa corsa fino ai quarti degli US Open a settembre e poi la conquista del torneo Next Gen, lo hanno messo in rampa di lancio per un 2022 da vivere sotto i riflettori.
Solo un indomito Matteo Berrettini ne ha frenato le ambizioni nel primo Slam dell’anno agli Australian Open, ma si trattava solo di una questione di tempo.
Vittoria in Brasile a Rio de Janeiro e poi un’ottima figura a Indian Wells, dove si è inchinato solo all’eterno Nadal in semifinale, rimandando il definitivo passaggio di consegne di alfiere del tennis spagnolo.
E infine la doppietta Miami-Barcellona, che lo ha spedito nell’orbita dei più grandi anche in classifica, mentre noi italiani – la rosicata è d’obbligo, con la speranza che sia passeggera – stiamo ancora aspettando i primi, grandi miracoli del messia Jannik Sinner, alle prese con un percorso di crescita più tortuoso, ma altrettanto coinvolgente.
Alcaraz, Sinner e gli altri talenti della Next Gen
Il dualismo Alcaraz-Sinner è, in effetti, uno dei leit-motiv degli ultimi mesi nel mondo del tennis, specie dal punto di vista di casa nostra. Ma per Sinner è giusto ancora parlare di attesa, sebbene a vent’anni sia già entrato anche lui in Top 10, abbia fatto finale a Miami e abbia partecipato alle Finals di fine anno. Il fatto è che il suo potenziale suggerisce, sottovoce, che possa fare tanto, tanto di più.
Per lo spagnolo, invece, bisogna cominciare a parlare al presente. L’attesa è finita, la bacheca si sta riempiendo, e anche seriamente.
Ma la vera sfida è il futuro: dove potrà arrivare, Alcaraz? In alto, molto in alto, sicuramente. Sarà dominante come Nadal? Questo nessuno può saperlo, e se non sarà così, nessuno potrà lamentarsene, perché ciò che ha fatto Rafa ha del sovrumano.
Ma di certo, ci aspettano anni divertenti, con una generazione di talenti promettenti di cui Alcaraz merita di essere capofila. Lo aspettiamo, volentieri, al varco dei prossimi Slam, a cominciare dal Roland Garros di maggio, ovviamente, e a Wimbledon, ma con un occhio particolare anche agli US Open di fine agosto, su una superficie che Carlitos ha dimostrato, finora, di gradire più delle altre.
Marco Sicolo – Bgame News