C’è qualcosa che non Var

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Nato per placare le polemiche arbitrali e per rendere il calcio più trasparente, il Var ha finito per rendere tutto più caotico

E siamo arrivati all’assurdo: l’arbitro prende una decisione giusta e il Var, il suo assistente video in cabina di regia, lo induce a cambiare idea, prendendo una clamorosa cantonata. 

Quanto successo in Juventus-Salernitana della scorsa giornata di campionato ha del paradossale e segna il momento in cui si rende necessaria una seria riflessione sull’utilità e sull’opportunità della cosiddetta moviola in campo

Var, il gol annullato per fuorigioco in Juventus-Salernitana 

I fatti sono noti: i bianconeri avevano segnato un gol regolare con Milik al 95’, che avrebbe dato loro la vittoria e l’arbitro aveva convalidato la marcatura, grazie anche alla corretta valutazione del guardalinee; ma dalla cabina Var arrivava poi l’incredibile ordine di annullamento del gol. 

Incredibile, perché le dodici telecamere utilizzate dal Video Assistant Referee sembrano individuare un fuorigioco dei giocatori della Juventus, ma nessuna di esse inquadra un giocatore della squadra avversaria, Candreva, che, lontano dal pallone e ai margini del campo, tiene in realtà tutti in gioco. 

Il pasticcio è stato rivelato grazie ad un’ulteriore telecamera installata allo Stadium, le cui immagini, però, non erano destinate all’utilizzo da parte del Var. 

Insomma, gol ingiustamente annullato, vittoria sfumata, e torto clamoroso alla squadra che, nella storia del nostro calcio, ha sempre rivestito nell’immaginario collettivo il ruolo di squadra protetta dagli arbitri. 

Massimo Mauro: “Con il Var giustizia sommaria” 

Sintomatiche, al riguardo, le parole di Massimo Mauro, attuale opinionista per Tv e quotidiani ed ex calciatore della Juve, ma anche del Napoli e dell’Udinese: “La Var è stata introdotta per impedire alla Juve di continuare a vincere, ma la Juve ha vinto anche col Var. Oggi risalta in tutta evidenza che nel calcio la giustizia può essere solo sommaria, perché sono tutti con il cuore a mille, il Var non risolverà mai certe cose”. 

Un’analisi apparentemente parziale, ma che ci sembra invece la più centrata. Da un lato, infatti, è sintomatico che il primo storico intervento del Var nel nostro campionato fu proprio destinato ad assegnare un calcio di rigore contro la Juve, che l’arbitro dal campo non aveva concesso; e il rigore venne poi parato da Buffon, come a dire che si vince anche senza favori. 

E poi, è proprio vero che anche con il Var il calcio e le sue azioni di gioco rimangono assolutamente opinabili: quello di Torino non è certo il primo episodio controverso legato all’utilizzo della moviola in campo, perché si è capito che anche le telecamere non risolvono sempre i dubbi su uno sgambetto, su un tocco di mano, sulla posizione di un piede. E anche il Var, sebbene si prenda talvolta tempi lunghi, deve comunque decidere sotto pressione, ambientale e cronometrica. 

Var e fuorigioco semiautomatico, la tecnologia nel calcio e i suoi limiti 

Diciamo che il Var è un bel tentativo, perché la trasparenza va sempre perseguita. Ma non si può certo dire completamente riuscito: probabilmente, nuove tecnologie arriveranno a modificarne radicalmente l’essenza. 

Ad esempio il fuorigioco semiautomatico, già utilizzato in Champions League, che grazie a un sensore all’interno del pallone demanda all’oggettività di un algoritmo la decisione finale. Ma vogliamo dirla tutta? Anche questo neonato, ipertecnologico sistema è già finito sotto accusa, perché sembra sancire dei fuorigioco troppo fiscali, anche per questioni di millimetri. E c’è già chi rimpiange valori come la discrezionalità arbitrale: insomma, un circolo vizioso, da cui forse è impossibile uscire. 

Marco Sicolo – Bgame News