Ha salutato tra le lacrime il pubblico di Buenos Aires, dopo una carriera in cui si è dimostrato all’altezza dei più grandi del tennis. Il ritiro di Juan Martin Del Potro
“La cosa più difficile da conquistare non è un trofeo, una coppa o una classifica, ma l’amore e l’affetto della gente. Penso di esserci riuscito e me lo porterò nel cuore“.
Al termine della partita di addio giocata a Buenos Aires contro il connazionale Delbonis, Del Potro si lascia andare alla commozione e tira le fila della sua esperienza con il tennis.

A dire la verità, l’argentino si era lasciato andare già sul campo, cedendo alle lacrime prima di effettuare il suo ultimo turno di servizio, simbolicamente abbracciato dal calore di tutto il pubblico accorso per vedere per l’ultima volta le gesta del suo campione.
È stato proprio un campione del popolo, Juan Martin, amato dalla gente e anche da tutti i suoi colleghi, per il suo atteggiamento sempre positivo, cordiale e amichevole.
Tanto buono il suo sorriso, quanto terrificante il suo diritto, uno dei più potenti che si sia mai visto sui campi da tennis, che gli ha consentito di entrare nella storia di questo sport, nonostante una carriera più volte interrotta dagli infortuni.
Juan Martin Del Potro, la vittoria allo US Open 2009
In un’epoca caratterizzata dal dominio evidente dei tre tenori Nadal, Federer e Djokovic, Del Potro è, insieme allo scozzese Andy Murray, l’unico che possa dirsi appartenere alla stessa categoria, o appena un gradino sotto.
Chi può dirlo cosa sarebbe stato, senza infortuni.
Certo è che c’è stato un momento in cui, ad appena vent’anni, Del Potro li mazzolava tutti, compresi Federer e Nadal nel loro momento migliore.

Il suo unico Slam conquistato risale, appunto, al 2009, quando in pieno stato di grazia a New York inflisse un triplice 6-2 in semifinale allo spagnolo (che quell’anno aveva vinto il suo primo Australian Open) e poi fu capace di rimontare e battere al quinto set il n. 1 del mondo Roger Federer, reduce dalla doppietta Roland Garros -Wimbledon, per fare suo lo US Open.
Sembrava essere arrivato un nuovo sceriffo in città, e in effetti tanto gli bastò per conquistare il cuore di tanti fans e l’ammirazione degli appassionati, aggiungendo l’ingrediente della sua potenza pura al già ricco menù del tennis di vertice, che annoverava la classe di Federer, l’energia di Nadal, l’esuberanza di Djokovic.
Del Potro, le vittorie in Coppa Davis e alle Olimpiadi
Gli infortuni, però, erano dietro l’angolo, e senza saperlo, avevamo già visto il meglio. Anche se poi si sarebbe preso altre grandi soddisfazioni, grazie alla sua tenacia e alla voglia di tornare in campo a dispetto della malasorte.
Le operazioni al polso destro, prima, e a quello sinistro poi, non gli hanno impedito di inanellare alcuni risultati di rilievo nella fase centrale della sua carriera, tra cui spiccano le due medaglie olimpiche (bronzo a Londra ’12 e argento in Brasile quattro anni dopo) e la Coppa Davis regalata alla sua Argentina nel 2016, la prima e finora unica della storia per i sudamericani.

Parlando sempre la stessa lingua dei più grandi, che ha più volte battuto nel corso degli anni, l’argentino ha mostrato a più riprese sprazzi del suo miglior tennis, issandosi fino al terzo posto del ranking mondiale, conquistando il suo primo Masters 1000 a Indian Wells e tornando a giocarsi la finale dello US Open nel 2018, persa in tre set contro Djokovic.
Purtroppo, proprio alla fine di quell’anno il suo ginocchio fa crac, e non c’è verso di tornare indietro. Proverà a fare una nuova apparizione sui campi, ma quattro operazioni non basteranno a rimetterlo davvero in sesto.
Ritiro Del Potro, gli infortuni e l’addio al tennis
“Non potevo ritirarmi davvero senza dare l’addio al mio pubblico, e questo era senz’altro il posto giusto”.
Si è preso l’abbraccio di Buenos Aires, Juan Martin, ed è l’abbraccio che simbolicamente gli ha tributato ogni appassionato di tennis da qualsiasi parte del mondo.
Marco Sicolo – Bgame News