Il fondatore del marchio austriaco, scomparso sabato, ha avuto il merito di legare il marchio Red Bull al mondo dello sport e a un’idea di vita attiva, goliardica e avventurosa. Chi era Dietrich Mateschitz
Aveva un patrimonio di 27 miliardi di dollari e quand’era stanco si concedeva un po’ di relax su un’isola delle Figi di sua proprietà: difficile immedesimarsi in uno che sicuramente se l’è goduta, ma la storia di Dietrich Mateschitz, fondatore e patron della Red Bull scomparso a 78 anni lo scorso weekend, è di quelle che ispirano.
Mateschitz si è sostanzialmente fatto da solo e il suo successo deriva dal fatto che, oltre a fare affari, ha anche saputo coltivare un’idea. Il suo coinvolgimento massiccio nel mondo dello sport è figlio proprio di questa visione.
Dietrich Mateschitz, la nascita di Red Bull e i successi nello sport
Nei primi anni ’80, l’imprenditore austriaco si occupava di marketing per una multinazionale e decisivo fu uno dei suoi tanti viaggi in giro per il mondo, in cui accusò particolarmente la stanchezza tipica del jet-lag. Si trovava in Thailandia e qualcuno gli consigliò, per riprendersi, di scolarsi una bella bottiglia di Krating Daeng, una bevanda molto apprezzata dai lavoratori locali come operai e camionisti, perché li aiutava a tenersi belli svegli.
Quella bevanda ebbe un effetto immediato anche sul giovane Mateschitz, al punto che, da buon commerciante, desiderò conoscerne il produttore. Da lì nacque l’idea di mettersi in società e proporre la bevanda anche sul mercato europea, aggiungendovi giusto un po’ di bollicine e traducendone il nome in modo letterale: Red Bull (“toro rosso”).
Red Bull co-founder and owner Dietrich Mateschitz has died at the age of 78.
— Sky Sports News (@SkySportsNews) October 22, 2022
Mateschitz, la dedica di Verstappen al patron scomparso
Da lì partì il successo della bevanda energetica più famosa al mondo, un successo che, come detto, è dovuto anche alla strategia promozionale dedicata al prodotto, o più precisamente alla filosofia che ne ha accompagnato il marchio: non solo vendere la bevanda, ma promuovere un modo di intendere la vita.
E questo modo è l’azione: fare sport, divertirsi, dedicarsi all’avventura e non prendersi mai troppo sul serio.
Accanto agli impegni sportivi veri e propri, che hanno avuto il loro apice nella Formula 1 e nel calcio (con le squadre di Salisburgo e Lipsia), Mateschitz ha promosso l’immagine della Red Bull legandola a iniziative ed eventi al confine tra competizione e pura esibizione, sconfinando spesso nella più pura goliardia.
Solo per fare qualche esempio, il marchio è legato a gare di tuffi da altezze vertiginose, a competizioni per aerei acrobatici e a gare-esibizioni per veicoli fatti in casa o per improbabili velivoli dall’aspetto fantasioso. Targato Red Bull fu anche il pazzo salto dalla stratosfera di Felix Baumgartner.
Su un piano più prettamente sportivo, Mateschitz verrà ricordato come il fondatore della Red Bull Racing. Rilevando la mediocre Jaguar nel 2004, il magnate austriaco mise su una scuderia che puntava su piloti giovani fatti crescere “in casa”. Nel 2010 era già campione del mondo con Sebastian Vettel, che vinse quattro titoli di fila, ai quali vanno aggiunti quello del 2021 e quello appena conquistato da Max Verstappen, che ovviamente è stato dedicato alla sua memoria.
Marco Sicolo – Bgame News