Nella prima intervista dopo gli Australian Open, Novak Djokovic torna a parlare di vaccini e si dice pronto a rinunciare a Wimbledon e Roland Garros
Chi l’avrebbe mai detto che, dopo anni di sfide senza esclusione di colpi, la corsa per la conquista del maggior numero di titoli Slam tra Novak Djokovic, Rafael Nadal e Roger Federer dovesse essere condizionata da una causa di forza maggiore: la pandemia.
Purtroppo, però, quando si parla di questo argomento l’aspetto sportivo passa decisamente in secondo piano, e ciò che è più importante è altro: la salute, innanzitutto, ma anche la libertà di scelta.
Argomento delicato quanto rilevante. Per dire quanto sia difficile trovare un equilibrio tra gli interessi in gioco, basti ricordare che anche le nostre leggi tutelano la salute come diritto sia dell’individuo che della collettività, e che gli obblighi sanitari possono essere imposti solo dalla legge e a determinate condizioni.

Ed è proprio questo il punto che sta maggiormente a cuore a Djokovic: “Non sono un no-vax”, dice “ma difendo il diritto di scelta di ogni individuo. Sono dell’idea che ognuno debba essere libero di scegliere cosa introdurre nel proprio organismo”.
Novak Djokovic: rinuncio agli Slam per sentirmi libero
Parla per la prima volta, il serbo, dopo la clamorosa espulsione dal suolo australiano dello scorso gennaio, che gli è costata la partecipazione agli Australian Open 2022, poi vinti dal rivale Nadal.
E lo fa per difendere le sue idee, senza mezzi termini.
Anche se a malincuore, si dice pronto a rinunciare alla partecipazione ai prossimi tornei dello Slam, Roland Garros e Wimbledon, le cui organizzazioni hanno già annunciato politiche particolarmente stringenti riguardo ai vaccini.
“È il prezzo che intendo pagare” dice, non senza una punta di orgoglio. “Penso che il principio di decidere cosa fare del mio corpo sia più importante di qualsiasi titolo sportivo e di qualsiasi altra cosa”.
Dichiarazioni forti, che, a prescindere da come la si pensi riguardo all’obbligatorietà dei vaccini, danno un’idea dello spessore del personaggio.
Un tennista coriaceo sul campo, ma soprattutto un uomo tutto d’un pezzo, che d’altra parte nella vita di cose ne ha già viste, essendo cresciuto in una Jugoslavia che andava in pezzi sotto le bombe.
Djokovic tra vaccini obbligatori e record di Slam
Nell’intervista concessa in esclusiva alla BBC, Djokovic ci tiene anche a fare chiarezza su quanto accaduto in Australia a gennaio.
“Non sono stato espulso perché non ho fatto il vaccino. E nemmeno perché le carte che ho presentato non fossero in ordine”.
Va ricordato che il serbo arrivò in Australia lo scorso gennaio, nonostante non fosse vaccinato, perché aveva ottenuto un’esenzione medica speciale, avendo contratto il virus del Covid alla fine dello scorso anno.
La cosa gli aveva attirato diverse critiche, perché suonava un po’ come il solito trattamento da privilegiato alla Marchese del Grillo, quello dell’“io sono io e voi… no”, per intenderci.
Ma, a quanto pare, le cose stanno diversamente. “L’esenzione era stata regolarmente approvata, e peraltro è stata elaborata in forma anonima. Era tutto in ordine. La scelta di espellermi è stata presa personalmente dal Ministro, per una sua decisione discrezionale”.

E la motivazione di questa scelta è ciò che lo ha lasciato più contrariato: “Il Ministro dell’Immigrazione temeva che l’accettazione del mio ingresso in Australia avrebbe potuto incentivare il sentimento no-vax nel Paese. È una cosa che non mando giù”.
Novak Djokovic: “pronto a rinunciare a Wimbledon e Roland Garros”
Ognuno ha la sua verità e le sue opinioni sull’argomento. Sicuramente, dopo essere stato al centro dell’attenzione per tutto quel tempo, Djokovic meritava almeno di dire la sua.
Quello che sappiamo in più, da oggi, è che per il serbo viene prima la propria libertà di coscienza, rispetto all’ambizione sportiva. E considerata la corsa serrata al record di Slam, che ormai sembra giunta allo sprint decisivo, è una presa di posizione decisamente forte, che non tutti sarebbero capaci di compiere.
Marco Sicolo – Bgame News