La tremenda sconfitta con la Germania lascia in eredità una Nazionale in corso d’opera, con qualche nervo scoperto di troppo
Quando c’è un rinnovamento, e in particolar modo un rinnovamento drastico come quello adottato dal CT Roberto Mancini in questa prima fase di Nations League, bisogna essere pronti a tutto. Anche a prendere un’imbarcata epocale come quella incassata ieri per mano della Germania.
Pazienza: i libri di storia parleranno per sempre di quella volta in cui i tedeschi ce ne rifilarono cinque in una volta sola, e ormai non si può far nulla. L’importante è che si tragga qualcosa di utile da questa sconfitta, perché non si ripeta più qualcosa di simile, o si ripeta meno volte possibile.
Esatto, perché potrebbe accadere ancora, magari in termini meno eclatanti del clamoroso 5-2 di Mönchengladbach. Ne è consapevole soprattutto il nostro commissario tecnico, che in campo e in panchina ne ha viste davvero tante, e le sue sono sembrate le parole più equilibrate nell’immediato dopo-partita.
Mancini, fai come Pioli: l’ispirazione per l’Italia può venire dal Milan
Secondo Mancini, in sostanza, si tratta di un incidente di percorso che può capitare e che potrebbe ricapitare, anche tre o quattro volte, dice. E non sbaglia, perché l’errore più grosso che potrebbe fare il nostro selezionatore, in questo momento, sarebbe quello di rinnegare quanto di buono fatto in questo nuovo corso e correre ai ripari in modo grossolano, ad esempio rifugiandosi nei vecchi nomi o chiudendosi in difesa alle prossime difficoltà.
No, non c’è niente da vergognarsi in quello successo ed è proprio il calcio di casa nostra ad insegnarcelo: solo due anni e mezzo fa, il Milan di Stefano Pioli veniva travolto per 5-0 in casa di una spumeggiante Atalanta, una scoppola simile a quella subita ieri dagli azzurri. E la forza dei rossoneri fu, allora, quella di lasciar continuare al proprio tecnico il suo percorso di crescita insieme al gruppo. Trenta mesi dopo, abbiamo tutti celebrato lo scudetto di una squadra meritevole e unita.
All’Europeo del 2024, prossimo appuntamento importante da centrare (si gioca proprio in Germania), mancano esattamente due anni: missione possibile, ovviamente apportando i giusti correttivi.
Il nervo scoperto di Donnarumma
Parole equilibrate, dicevamo, quelle di Mancini. Peccato non si possa dire altrettanto del capitano della Nazionale, un Gigio Donnarumma che nell’intervista post-partita, ai microfoni della Rai, ha dimostrato tutti i limiti dei suoi 23 anni, ed anche evidenti spigoli caratteriali, rispondendo in maniera piccata a chi evidenziava il suo errore sul gol del momentaneo 5-0.
Un capitano azzurro che risponde in questo modo a una normalissima, e purtroppo per lui giustificata, insinuazione di una giornalista è difficile ricordarlo. E pensare che c’è un’ampia fetta di tifoseria che si lamentava di Gigi Buffon, accusandolo di protagonismo, di egocentrismo, di populismo. Avercene, di campioni equilibrati come lui.
Non è certo il caso di esagerare nel buttare la croce addosso a un ragazzo giovane come Donnarumma, che in pochi anni di carriera ha già dimostrato le sue qualità e una personalità non certo negativa. Però, qualsiasi nervo dolente non deve uscire allo scoperto, quando si indossa quella fascia istituzionale; neanche se hai avuto una stagione stressante nella tua squadra di club, neanche se prendi 5 gol dalla Germania, neanche se ritieni di aver subito delle critiche ingiuste in passato.
Dopo l’addio di Chiellini, a questa Nazionale manca un leader, è questo il punto. E la prossima missione di Mancini sarà trovarne uno o due in mezzo al campo, perché è ciò che è mancato ieri in partita e, a fine gara, davanti ai microfoni. Qualcuno che trasmetta calma e sicurezza, e la calma non puoi trasmetterla, se tu per primo non hai sufficiente autocontrollo.
Futuro Nazionale: un mix tra vecchio e nuovo
Detto questo, le notizie buone non mancano. E si potrebbe cominciare proprio dal portiere, perché sul piano tecnico è stato più volte eccezionale anche ieri, sotto il bombardamento tedesco, prima di concedersi un errore che fa parte del ruolo dell’estremo difensore.
E poi, è continuata la sfilata di giovani virgulti, che, come Scalvini, si sono guadagnati parole di elogio dal CT. Ed è persino arrivato il primo gol di Gnonto, il più giovane di sempre ad andare a segno con la Nazionale, seppure in una serata di certo non memorabile.
A settembre, con il ritorno di alcuni volti noti – speriamo non troppi – potrà avere inizio quella fusione tra vecchio e nuovo, tra calciatori giovani e più esperti, che di solito, alla lunga, dà i suoi frutti in campo e nello spogliatoio.
Marco Sicolo – Bgame News