Da quest’anno torna l’effetto suolo in Formula Uno, una grande sfida per tutti i team. Già i primi test hanno evidenziato un problema inatteso: il porpoising
La Formula Uno è da sempre terreno di sfida per progettisti e piloti, un ambiente in cui le idee innovative prendono forma in pista per coniugare talento, intuizione e competenze tecniche.
Quest’anno, tutti i team sono stati messi di fronte a una novità che potrebbe rivoluzionare i valori delle varie monoposto: l’effetto suolo.

Non si tratta di una novità assoluta nel mondo della F1, quanto piuttosto di un ritorno, dopo i fasti e le controversie vissute a cavallo dei gloriosi anni ’70 e ’80.
Effetto suolo cos’è e come funziona
L’effetto suolo è un particolare fenomeno che consente di aumentare l’aderenza delle vetture al terreno, garantendo maggiore stabilità, sicurezza e velocità alle auto.
Riducendo ai minimi termini la questione, si può dire che il concetto di effetto suolo, che sfrutta una forza chiamata deportanza, si pone all’esatto opposto di quanto accade nel volo degli aerei, le cui ali sfruttano la portanza per far prendere il volo al veicolo.
L’effetto suolo nella storia della Formula 1: la Lotus di Colin Chapman
L’effetto suolo comincia a incuriosire i progettisti già negli anni ’60, quando la Ferrari 312 F1 introduce un innovativo alettone posteriore per deviare l’aria verso l’alto e “schiacciare” a terra la vettura.
All’inizio degli anni ’70, nei campionati nordamericani si fanno strada soluzioni aerodinamiche innovative, che qualche anno più tardi ispireranno anche i team di Formula Uno.

Nel 1977, il genio di Colin Chapman dà vita alla Lotus 78, una macchina ancora oggi amatissima dagli appassionati del settore, perché bella da vedere con il suo color nero e oro e assolutamente rivoluzionaria nel concetto.
Con questa vettura, l’effetto suolo fa il suo ingresso a pieno titolo nel mondiale di F1. Sono due le principali caratteristiche destinate a questo utilizzo: le minigonne laterali e i particolari canali destinati al deflusso dell’aria.
Le minigonne laterali sono delle bandelle che scorrono lungo il fianco della monoposto, nella parte inferiore, per aderire al terreno e impedire l’accesso dell’aria nell’area compresa tra il fondo della vettura e l’asfalto.
I canali di deflusso presentano una sorta di strozzatura, per sfruttare un particolare fenomeno fisico noto come Effetto Venturi, e incanalando l’aria incontrata frontalmente dalla vettura la fanno fuoriuscire nella parte posteriore, schiacciando al contempo la vettura al suolo.
Tali soluzioni, insieme al fondo piatto e all’alettone posteriore, assicurano una notevole aderenza della vettura, la cui stabilità offre un incredibile vantaggio in pista ai piloti.

L’evoluzione di questa auto, la Lotus 79, sbaraglierà la concorrenza l’anno successivo e conquisterà a mani basse il Mondiale di F1 1978, anche se quella stagione è ricordata anche per il tragico incidente di Monza che costò la vita a Ronnie Peterson, compagno di squadra in Lotus di Mario Andretti.
La leggendaria Brabham BT46B con ventola aspirante
Un altro celebre esempio di vettura che sfruttava in maniera quasi esagerata l’effetto suolo è la mitologica Brabham BT46B, una monoposto tanto performante da essere messa al bando dopo solo una gara disputata, e stravinta.
Siamo sempre nel mondiale del 1978, e gli ingegneri della scuderia britannica, riprendendo alcune idee già sfruttate nelle corse statunitensi, un bel giorno si presentano nel paddock con una bella ventolona piazzata in coda alla propria auto.

La ventola è utilizzata per aspirare l’aria dalla zona a contatto con l’asfalto e si rivela oltremodo efficace. I progettisti Brabham, che avevano intuito l’efficacia della loro trovata, addirittura consigliano ai piloti di correre le prove con il pieno di benzina, per rallentare la vettura e non dare troppo nell’occhio.
Watson e Lauda partono, così, secondo e terzo, ma in gara è un’altra musica. Gli avversari sono superati uno dopo l’altro, e per Niki Lauda è una cavalcata trionfale fino al traguardo.
Sembra l’inizio di una nuova era, le prestazioni della Brabham sono troppo superiori rispetto a quelle di chiunque altro, ma il finale è a sorpresa. Su ricorso delle altre scuderie, viene deciso che la ventola è troppo pericolosa, perché causerebbe il getto di detriti all’indietro, verso le altre auto e sulla pista.
Così è deciso: di ventole in Formula Uno non se ne sarebbero più viste, e quel mondiale, come detto, sarebbe finito in mano alla Lotus di Andretti.
Le nuove sfide del Mondiale F1: cos’è il porpoising
Oggi, complice il monotono dominio di una o al massimo due scuderie negli ultimi campionati, si è deciso di reintrodurre la possibilità di sfruttare l’effetto suolo.
Ogni scuderia, quindi, ha passato gli ultimi mesi a rivoluzionare la propria auto per cercare di portarsi avanti rispetto agli avversari in questa nuova sfida.

La nuova Ferrari, ad esempio, è il frutto di un lavoro lungo due anni, in cui sono stati sacrificati anche lo sviluppo dell’auto dello scorso anno e quindi i risultati sportivi dell’ultimo campionato.
Già i primi test in pista di fine febbraio, sul circuito di Barcellona, hanno dato riscontri confortanti, con le monoposto di Leclerc e Sainz nelle prime posizioni.
Ma durante queste prove sono emersi anche problemi inaspettati, comuni a molte scuderie, collegati all’effetto suolo: primo fra tutti, il porpoising.
Una parola nuova, a cui forse si dovrà fare l’abitudine, se i progettisti non riusciranno a risolvere il problema in breve tempo: il porpoising indica il ripetuto movimento in su e in giù effettuato in rettilineo dalle vetture, che richiama la particolare andatura di un delfino (dall’inglese porpoise), dovuto a un impreciso bilanciamento della vettura nella ricerca dell’effetto suolo: se volete un esempio, guardate cos’è successo a Charles Leclerc!
“È un problema che tutti abbiamo sottovalutato” – ha dichiarato il team principal della Ferrari, Mattia Binotto – “E chi arriverà per primo a risolverlo, credo che potrà contare su un vantaggio non da poco all’inizio della stagione”.
La sfida è cominciata, sarà un Mondiale di Formula Uno tutto da seguire.
Marco Sicolo – Bgame News