Faccio quello che voglio: Nick Kyrgios

Nick Kyrgios

Il talento indiscusso dell’australiano ha finalmente ottenuto la sua consacrazione a Wimbledon. Pregi e contraddizioni di Nick Kyrgios, il bad boy del tennis

Prima di questo strepitoso Wimbledon 2022 in cui ha raggiunto la sua prima finale Slam, Nick Kyrgios era considerato una promessa non mantenuta del tennis, un bad boy che ha fatto parlare di sé più per le sue intemperanze che per le imprese sul campo.

Un talento sprecato, si è sempre detto, perché di talento ce n’è nelle sue braccia, e di quello purissimo, che fa divertire il pubblico e appassionare i bambini che guardano alla TV. Colpi sensazionali e imprevedibili, eseguiti con una naturalezza disarmante e con una sfrontatezza al limite della sportività, che hanno riempito i video su Youtube, ma non la sua bacheca.

Fino a quest’anno, fino a quando ha ricevuto il prestigioso piatto d’argento come finalista di Wimbledon, dopo aver tenuto testa al vincitore del torneo, Novak Djokovic. Un premio che ha ritirato secondo il suo stile, presentandosi come niente fosse davanti alla Duchessa di Cambridge con un fiammante cappellino rosso in testa, proprio lì, proprio a Wimbledon, dove regna da più di un secolo il rigoroso dress code in total white e dove le tradizioni sono come regole. Per tutti, ma non per lui.

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Chi è Nick Kyrgios, il bad boy del tennis

“Faccio quello che voglio”, ha risposto a chi gli ha fatto notare che non sta bene contravvenire alla regola proprio davanti alla consorte dell’erede al trono d’Inghilterra. Più che un motto, una filosofia di vita.

Che però non lo ha messo al riparo da conflitti interiori e periodi bui. Nick Kyrgios ha una personalità difficile da decifrare: scontroso e irascibile, ma pronto a bersi una birra con l’avversario dopo la partita, quando tutto va bene. Espansivo, fin troppo, fino a inventarsi terribili sfuriate dal nulla.

A volte basta una palla dubbia sulla riga, un rumore dagli spalti, a volte neanche quello, e Nick sbrocca, letteralmente. Palline scagliate in tribuna, sedie che volano, racchette che rimbalzano e colpiscono bambini, che da quel momento riterranno il tennis uno sport pericoloso da seguire.

Certo, lui poi si scusa, perché in fondo una buona parte di lui è quella di un bravo ragazzo. È l’altra parte, il problema.

Dalla depressione alla finale a Wimbledon, la svolta di Kyrgios

“C’è qualcosa di malvagio, in lui”. Non ha usato giri di parole, il suo avversario Stefanos Tsitsipas, al termine del match in cui Kyrgios non solo lo ha battuto, ma persino bullizzato, a suo dire, con i suoi comportamenti sempre al limite.

Non sappiamo se sia così, se un ragazzo difficile possa definirsi addirittura in questo modo. Più calzante, forse, l’analisi che ne ha fatto John McEnroe, un altro che delle intemperanze sul campo ne faceva una bandiera: “Nick è benvoluto da tutti, fa beneficenza… sicuramente ha i suoi demoni, legati forse alla paura di fallire che abbiamo un po’ tutti. A volte ci vorrebbe Freud a dargli una mano”.

La verità è che ha avuto momenti difficili, Nick, persino pensieri suicidi. Ed è stato lui stesso a parlarne attraverso i social, all’inizio di quest’anno. Una lettera aperta che lo descrive meglio di qualsiasi altra cosa: “Ero depresso, faticavo ad alzarmi dal letto, a fidarmi degli altri. Il mio errore più grande è stato non parlarne con nessuno, nemmeno con i miei familiari, ed è per questo che oggi voglio condividere questa mia esperienza con voi. Capisco se a volte uno possa pensare che aprirsi può farci apparire deboli o impauriti. Ma non è così. Per favore, non sentitevi soli, come se non poteste parlare con nessuno. Io sono qui, contattate me. Io ho svoltato e ora ho una visione completamente diversa su tutto, non do nessun momento per scontato. Voglio che anche voi siate in grado di raggiungere il vostro pieno potenziale e sorridere. Questa vita è meravigliosa”.

Marco Sicolo – Bgame News