I 60 anni di José Mourinho

I 60 anni di José Mourinho - BGame News

Lo Special One compie 60 anni: le grandi vittorie e le più famose dichiarazioni di un mago della comunicazione. Auguri a José Mourinho

Può piacere o non piacere, lo si può adorare o considerare irritante, ma non si rimane indifferenti davanti a José Mourinho.

Un allenatore che fa della difesa la sua arma migliore sul campo, ma che le partite è abituato a vincerle prima ancora di scendere sul terreno di gioco: dichiarazioni sferzanti, punzecchiature agli avversari, proclami che spiazzano.

La vera forza di Mourinho è sempre stata l’impareggiabile capacità di comunicazione, e per questo di lui vanno celebrate le celebri dichiarazioni in conferenza stampa, prima ancora delle – tantissime – vittorie ottenute dalle sue squadre.

Mourinho, 60 anni di vittorie e grande comunicazione

La parabola vincente di Mourinho comincia in patria, al Porto, dove in soli due anni vince tutto il possibile: campionato, Europa League e addirittura, clamorosamente, la Champions League.

Per questo, quando lo ingaggia il ricchissimo Chelsea in Premier League, lui non vuol sentire ragioni e, appena sbarcato a Londra, allontana lo scetticismo generale davanti ai microfoni: “Io non sono uno qualsiasi, io sono lo Special One”. Una specie di auto-incoronazione, come all’epoca fece Napoleone a Milano.

E proprio a Milano lo portò il destino tre anni più tardi, sponda Inter. “Non sono un pirla”, fu il suo indovinato incipit per quella magica avventura, in cui entrò nei cuori nerazzurri in modo incredibilmente profondo, conquistando di nuovo la Champions League, che all’Inter mancava da quasi cinquant’anni, e facendosi amorevolmente odiare dal resto delle tifoserie italiane, per un semplice fatto: essersi sempre comportato come se fosse il migliore, e aver dimostrato di esserlo.

Due Champions League e tanti altri trionfi

Poi il Real Madrid, lasciando Milano proprio nel momento più alto, e le vittorie anche in terra spagnola, spezzando il dominio degli storici avversari del Barcellona.

Il ritorno al Chelsea, l’avventura al Manchester United – dove vince di nuovo l’Europa League – e la parentesi al Tottenham. Dove non vinse nulla, ma non perse certo la sua identità: a chi ebbe l’ardire di chiedergli come mai avesse scelto gli Spurs, un’altra squadra di Londra, dopo aver giurato eterna fedeltà al Chelsea, lui rispose che sì, effettivamente l’aveva fatto, “ma prima che mi licenziassero”.

Persino a Roma è riuscito a portare un trofeo internazionale, anche se piccolino come la Conference League: nella capitale erano sessant’anni che non si vinceva qualcosa di livello europeo.

Sarà per questo, per tutto questo, che oggi non sono solo i suoi tifosi a fargli gli auguri per i suoi primi sessant’anni, ma tutti gli appassionati di questo sport, anche quelli che lo hanno sempre detestato, sì, ma col cuore.

Marco Sicolo – Bgame News