Trentuno anni fa l’impresa dell’atleta americano, che oscurò per una sera la figura di Carl Lewis e riscrisse il libro dei record nel salto in lungo. L’impresa di Mike Powell a Tokyo 1991
Fulmini e saette, che record. Pare che l’aria piena di elettricità che precede l’arrivo di un tifone sia una condizione atmosferica ideale per chi vuol correre e saltare su una pista d’atletica.
La pioggia era nell’aria, quando Bob Beamon volò senza atterrare per otto metri e novanta centimetri nel 1968, alle Olimpiadi di Città del Messico. E le stesse nuvole gonfie si rincorrevano nel cielo di Tokyo ventitré anni dopo, il 30 agosto del 1991, quando Mike Powell e Carl Lewis saltarono oltre ogni immaginazione, in una delle gare più avvincenti della storia dell’atletica leggera.
Il record di Mike Powell nel salto in lungo ai Mondiali di Tokyo 1991
All’epoca, erano dieci anni che ogni gara di salto in lungo che contasse veniva vinta da Carl Lewis.
Il Figlio del vento era il prototipo dell’atleta perfetto, capace di correre più veloce di tutti e saltare più in lungo di qualsiasi avversario. Arrivò ai Mondiali di Tokyo come detentore del titolo olimpico e mondiale di salto in lungo, e fino ad allora era stato l’unico in grado di avvicinarsi all’incredibile misura di Beamon. Se c’era uno in grado di dare una rispolverata a quel vecchio record, era lui. E tanto per gradire, cinque giorni prima di quella finale del lungo, vinse i 100 metri stabilendo il nuovo primato del mondo.
Powell, invece, sembrava il primo degli umani: medaglia d’argento ai Giochi di Seul e secondo posto anche ai campionati americani appena disputati nel giugno di quel 1991, ovviamente dietro Lewis. Lì, però, Powell aveva perso per un solo centimetro, e questo gli diede un’insolita fiducia in vista della gara iridata. Negli anni precedenti, infatti, non era mai riuscito a contendere così da vicino la vittoria al dominatore della specialità.
La finale del salto in lungo di Tokyo ‘91
Nella gara di Tokyo, Lewis comincia subito forte, mentre Powell prende le misure alla pedana con maggiore gradualità, come nel suo stile. Quando si arriva al quarto dei sei salti a disposizione, la competizione entra nel vivo, anzi nella storia. Il vento spinge forte alle spalle di Lewis, che si alza, vola e non scende più: 8 metri e 91, un centimetro in più di Beamon.
Sembra un record, ma non lo è: il vento soffiava forte, troppo forte perché il balzo potesse essere omologato come primato. Ma si tratta pur sempre di un salto valido ai fini della gara, e il risultato pare acquisito. Stringe i pugni Lewis, un po’ perché sente comunque il sapore del record, la consapevolezza di valere misure enormi. E un po’ perché sente che la gara non può certo sfuggirgli, non sarà in questa serata che si interromperà la sua striscia vincente.
E invece.
Powell, una gara incredibile e la vittoria su Carl Lewis
Anche Powell aveva fatto un quarto salto niente male, poco prima del record-non record di Lewis. Il suo corpo sembra pronto a puntino, Mike ha preso definitivamente confidenza con la pedana. Il balzo di Lewis non fa altro che aumentarne le motivazioni.
La folla tace. Anche il vento si placa. L’atmosfera è perfetta. Davanti a sé vede una rampa di lancio lunga, sgombra, pronta per il salto perfetto. Mike ha lo sguardo deciso, sbuffa, è carico. Parte, divora i metri di rincorsa e salta, plana e con le sue lunghissime leve arriva lì dove nessuno mai, a otto pazzeschi metri e novantacinque che gli valgono tutto, oro, vittoria, record e gloria eterna.
Il pubblico grida al primato già prima che Powell tocchi terra, il tabellone luminoso dà l’attesa conferma dopo attimi di suspense. Braccia al cielo per lui, sguardo impietrito per Lewis. Che compirà altri due salti eccezionali, ma non sufficienti a pareggiare l’impresa del rivale.
“È stata la svolta della mia vita, il momento in cui sono riuscito a lasciare finalmente il mio segno in questo mondo”. Powell vincerà un altro titolo mondiale due anni dopo e un argento olimpico a Barcellona, ma il suo nome rimarrà indissolubilmente legato a quella sera di Tokyo, a quel record che ancora oggi nessuno riesce ad avvicinare.
Marco Sicolo – Bgame News