La maratona di Boston e il senso della vita

Maratona di Boston - Bgame News

Due storie dagli Stati Uniti che parlano di coraggio, di voglia di vivere e di reagire alle avversità. Henry e Adrianne ripartono dalla maratona di Boston

Il 15 aprile di nove anni fa, due ordigni terroristici seminarono il panico al traguardo della maratona di Boston, la più antica del mondo, a cui ogni anno partecipano migliaia di atleti e amatori di tutte le nazionalità.

Due esplosioni, una giornata di festa e di sport che si trasforma in tragedia. Oltre duecento feriti e tre morti, tra cui un bambino di soli 8 anni.

Maratona Boston, Henry al traguardo in ricordo del fratellino

Il piccolo Martin Richard stava aspettando nei pressi del traguardo il suo papà, insieme a tutta la sua famiglia. Inimmaginabile il dolore per una scena del genere. Martin perse la sua giovane vita, gravemente ferite rimasero la madre e la sorella. Suo fratello Henry, invece, ne venne fuori illeso, ma Dio solo sa come possa aver reagito a quel momento.

Certe cose, forse non si superano, ma bisogna trovare comunque la forza di reagire, in qualche modo.

Henry l’ha fatto, ed oggi, nove anni dopo, ha tagliato il traguardo della maratona di Boston 2022, in lacrime, ma anche con la serenità di chi sa di aver fatto quel percorso in compagnia. “L’ho fatto per me e per lui”, confessa al traguardo, riferendosi ovviamente al fratellino.

Sulla sua maglietta una scritta, “Peace”, quanto mai attuale, stampata con la grafia di Martin, che quella parola volle mostrare a tutti in una foto, prima che il destino lo portasse via.

Ad attendere Henry, subito dopo lo striscione dell’arrivo, la sua famiglia, in un abbraccio intimo, in qualche modo sereno, che insegna a tutti il coraggio di vivere, la forza di ricominciare.

Adrienne, la forza di correre a Boston nonostante tutto

La stessa forza di Adrienne, che in quel tragico pomeriggio fu brutalmente ferita. Oggi corre con una protesi, ma non ha alcuna intenzione di fermarsi.

La passione per la corsa ha preso il posto del ballo, nella sua vita, e alla poesia dei passi di danza si è sostituita una verace voglia di correre, di lasciarsi indietro il passato e andarsi a riprendere se stessa, proprio lì, proprio su quel traguardo.

Avrebbe voluto farlo già da qualche anno, ma prima un infortunio, poi i contrattempi della pandemia, che hanno interessato anche l’organizzazione della maratona di Boston, hanno ostacolato l’appuntamento tra Adrienne e il rettilineo d’arrivo.

Ma è stato solo un rinvio. Adrienne ha tenuto duro, e quest’inverno ha ceduto alla pazza idea di chiamare una delle sue atlete preferite, Shalane Flanagan, conosciuta all’indomani dell’attentato, per chiederle una cosa.

“Ciao, sono Adrienne. Voglio completare la maratona di Boston, e riesco a vedermi sul traguardo solo insieme a te”.

Non se l’è fatto ripetere due volte, Shalane, che in Massachussetts è di casa. Medaglia d’argento alle olimpiadi di Pechino nei 10.000 metri e con un’infinità di maratone alle spalle, la Flanagan si è ritirata da pochi anni, ma non per questo si è tirata indietro.

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Henry e Adrienne, due storie toccanti dalla Maratona di Boston

Correndo fianco a fianco per tutti i 42 chilometri, Adrienne e Shalane hanno trasformato un brutto ricordo in un’esperienza indimenticabile, dove la forza disarmante di un sorriso sgretola senza sforzi l’idiozia delle bombe.

“È il giorno più bello della mia vita”, confessa Adrienne al traguardo, rivelando di non essere nemmeno così stanca. “Certo, il mio corpo voleva che la corsa finisse, ma in un certo senso desideravo anche che non finisse mai. Con Shalane al mio fianco, il tempo e le miglia sono volate, senza che me ne accorgessi”.

Rialzarsi, sorridere, guardare avanti. Il senso da dare alla vita passa anche da questi insegnamenti.

Marco Sicolo – Bgame News