La Nazionale e lo spot del detersivo

La Nazionale e lo spot del detersivo - Bgame News

Scambiereste un Europeo vinto con due Mondiali che chissà come sarebbero andati a finire? L’Italia fuori da Qatar 2022 e il futuro della Nazionale di Mancini

È più importante vincere o partecipare?

Diciamo che partecipare va bene, ma vincere ogni tanto non guasta. Pensiamo agli ultimi Mondiali disputati dall’Italia, quelli di quando Balotelli è finito nel mirino di tutti come capro espiatorio. E i Mondiali prima ancora, eliminati dalla Nuova Zelanda, o gli Europei del CT Antonio Conte, eliminati dalla Germania ai rigori. Per non parlare della sfilza di campionati persi negli anni ’90 e duemila per rigori, golden goal e amenità varie.

Cosa ci resta? Solo ricordi, ancora struggenti come quelli del rigore di Baggio, o da riderci su, come l’arbitro Moreno o il biscotto del 2004.

Invece di questi ultimi, altalenanti anni della Nazionale italiana di calcio, ci rimane la bacheca piena di una Coppa d’Europa che non vincevamo da cinquant’anni. Se cinque anni fa vi avessero detto che l’Italia avrebbe vinto una grande manifestazione, a costo di non partecipare alle altre due, che avreste detto?

Secondo noi, la risposta sta nelle piazze piene di tricolori nella notte in cui gli azzurri hanno vinto a Wembley. Una cosa che rimarrà nel cuore, per sempre.

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Italia fuori dai Mondiali, i motivi di una disfatta

Certo, però, due is megl che uan, per restare in tema di pubblicità anni ’80.

E allora potremmo dire che da campioni d’Europa sarebbe stato bello partecipare ai Mondiali di dicembre in Qatar e provare a fare doppietta, e che non si può, obiettivamente, accettare serenamente di uscire con la Svizzera e con la Macedonia del Nord, in casa per giunta.

Tutto questo merita due riflessioni, almeno: una, che non ci sembra colpa del CT Mancini e che questa mancata qualificazione non è paragonabile a quella del 2018 dell’Italia di Ventura.

Se c’è una cosa che Roberto Mancini ha portato alla Nazionale è il piacere di giocare, la voglia di far bene, la consapevolezza di essere l’Italia. Con la scorsa gestione, invece, bastava sentire nominare la Spagna e ci squagliavamo prima ancora di giocare.

Secondo: non si può nascondere che questa è una generazione di calciatori di qualità leggermente inferiore a quella che vinse il Mondiale 2006 e che negli anni ’90 si giocava ogni volta la vittoria per il Mondiale.

Baggio, Zola, Totti, Del Piero, lo stesso Mancini, e ancora Vieri, Inzaghi e Montella, con questi ultimi spesso relegati in panchina o addirittura in tribuna. Come sarebbe finita ieri, contro la Macedonia, se avessimo avuto un Filippo Inzaghi lì davanti?

E invece i talenti di questi anni si chiamano Insigne, Giovinco, Balotelli, Cassano. Bravi, certo. Ma che nella Nazionale di quegli anni a fatica sarebbero stati convocati.

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Nazionale di Roberto Mancini, le basi da cui ripartire

Insomma, non ci resta che attendere che spunti qualche nuovo talento, ma questo è un problema che coinvolge tanti fattori: la fortuna, il tipo di allenamenti che si fanno nelle scuole calcio (può darsi si punti ormai troppo sulla tattica a scapito della tecnica?) e anche il tempo che le famiglie lasciano ai propri figli per giocare, divertirsi e fare sport.

Siamo fuori da Qatar 2022, pazienza. Ripartire da Mancini dovrebbe essere la scelta giusta, perché per assurdo questa eliminazione dà ancora più valore alla vittoria degli azzurri all’Europeo. A patto di puntare di più sui giovani, da subito, sacrificando quelli del gruppo storico che paiono ormai a fine corsa.

Marco Sicolo – Bgame News