Dopo 19 anni senza un proprio stadio, la squadra greca, esponente degli esuli di guerra, ha inaugurato il nuovo impianto davanti a un pubblico emozionato. La storia dell’AEK Atene
La Grecia come la conosciamo oggi è figlia anche dei tragici avvenimenti dell’inizio del secolo scorso, quando la guerra d’indipendenza turca costò all’allora Regno di Grecia la perdita di numerosi territori dell’Asia Minore, con conseguente rimpatrio di centinaia di migliaia di rifugiati.
Alcuni di essi, una volta ristabilitisi in patria, nel quartiere di Nea Filadelfia, desiderarono creare un’attività di incontro e di svago per tutti gli esuli. Perciò, fondarono nel 1924 il club sportivo dell’AEK Atene, che anche nell’acronimo richiama la città di Costantinopoli, da dove erano stati costretti a partire.
Dopo breve tempo, ottennero dal governo un terreno su cui edificare il proprio campo da gioco, che in seguito avrebbe assunto la denominazione di stadio Nikos Goumas.
Storia dell’AEK Atene, il club simbolo degli esuli di guerra
Al Nikos Goumas, l’AEK si sarebbe affermata come una delle squadre più importanti del panorama calcistico greco, conquistando undici campionati nazionali e ben figurando spesso nelle competizioni europee, dove raggiunse persino una semifinale in Coppa UEFA negli anni settanta.
Nel corso dei decenni, lo stadio dell’AEK Atene si distinse per essere uno dei più caldi del continente, un luogo in cui il pubblico si riuniva per tifare una squadra che li rappresentava e che ne ricordava le origini, con orgoglio e senso di appartenenza.
Poi, il terribile terremoto nella capitale del 1999, che causò più di cento morti, mise a repentaglio la stabilità strutturale dello stadio. Dopo pochi anni, nel 2003, se ne decise la demolizione, con l’ambizioso progetto di creare un nuovo impianto sullo stesso terreno entro l’anno successivo, il 2004, per ospitare addirittura gli eventi dei Giochi Olimpici.
Passarono i mesi, e non fu posata neanche una pietra. Le Olimpiadi furono ospitate nel tradizionale stadio Spyros Louis, costruito vent’anni prima, e così anche le partite casalinghe dell’AEK, che sarebbero state lì disputate fino a quando non fosse stato realizzato un nuovo impianto nel quartiere di Nea Filadelfia.
Così, anno dopo anno, la squadra ha continuato a giocare fuori dal suo habitat naturale, in un luogo che non era quello in cui la sua gente si identificava, persino con l’inusuale presenza di una pista di atletica tra gli spalti e il campo di gioco, a rendere il tutto ancora meno intimo e caloroso.
La società, intanto, attraversò una crisi che la portò addirittura al fallimento, nel 2013, e alla retrocessione in terza serie. Poi, la nuova proprietà, la risalita, lo scudetto del 2018 e finalmente – è storia di questi giorni – il ritorno a casa.
AEK Atene, il debutto nel nuovo stadio Santa Sofia
Il nuovo stadio dell’AEK si chiama Santa Sofia, un nome che si ricollega, ancora una volta, alle origini bizantine e cristiane dell’antica Costantinopoli.
Dopo una toccante cerimonia di inaugurazione, con vecchie glorie sul campo di gioco e commemorazioni danzate della guerra che fu, il 3 ottobre 2022 l’AEK è tornato a giocare in uno stadio tutto suo, dopo diciannove lunghi anni, nel suo quartiere, tra la propria gente: quattro gol, fumogeni e brividi sugli spalti, ma soprattutto l’impagabile sensazione di essere tornati a casa.
Marco Sicolo – Bgame News