Quella del pilota britannico è solo l’ultima di una lunga serie di investiture che hanno omaggiato di un titolo nobiliare i personaggi dello sport
Il fascino dei titoli nobiliari è indiscutibile e ogni volta che uno sportivo o un personaggio famoso riceve una simile investitura c’è sempre un po’ d’emozione.

È stato così anche per la cerimonia in cui il Principe Carlo d’Inghilterra, nelle sale del Castello di Windsor, ha solennemente poggiato la spada sulle spalle di Lewis Hamilton, nominandolo Cavaliere.
L’investitura del fuoriclasse inglese è arrivata proprio all’indomani del controverso GP di Abu Dhabi in cui sir Lewis si è visto sfilare il titolo di campione del mondo a vantaggio dell’olandese Verstappen, ed è sembrata quasi un premio alla carriera e alle qualità umane del sette volte iridato.
Lewis Hamilton, infatti, si è più volte distinto non solo per i suoi evidenti meriti sportivi, ma anche per la capacità di battersi per cause nobili, ad esempio quando si è inginocchiato sulla griglia di partenza in Austria in segno di lotta contro le discriminazioni razziali, oppure quando si è volutamente presentato con un casco color arcobaleno in Qatar per sostenere il riconoscimento dei diritti civili per tutti.
Baronetti dello sport, sir Lewis Hamilton e gli altri
Il pilota britannico non è certo il primo sportivo ad essere insignito di un titolo nobiliare. Prima di lui, ad esempio, nel mondo delle quattro ruote avevano avuto lo stesso onore anche i campioni del mondo Jack Brabham e Jackie Stewart e il londinese Stirling Moss, che perse il mondiale 1956 all’ultima gara. Il riconoscimento è andato anche a sir Frank Williams, che ha avuto il merito di creare una delle scuderie più vincenti della storia della Formula Uno.
Altri cavalieri hanno invece calcato le piste dell’atletica leggera, come Sebastian Coe (dominatore assoluto dei 400 metri ostacoli negli anni ’80) e Mo Farah, per due volte doppia medaglia d’oro olimpica nei 5.000 e 10.000 metri, ai Giochi di Londra 2012 e Rio 2016, nonché Dame Kelly Holmes, olimpionica ad Atene ’04 negli 800 e 1500 metri.
Gli sportivi insigniti del titolo di cavaliere
Tra i nomi eccellenti dello sport che possono fregiarsi del titolo di baronetto figurano anche tante altre personalità, a cominciare dal tennista scozzese Andy Murray, che ha riportato nel Regno Unito il trofeo di Wimbledon dopo un digiuno di oltre settant’anni, vincendolo nel 2013 e nel 2016 e aggiungendoci anche il doppio titolo di campione olimpico (Londra 2012 e Rio 2016).

Analoga soddisfazione è toccata anche alla leggenda del golf Nick Faldo e al ciclista Bradley Wiggins, trionfatore al Tour de France 2012 e al velista neozelandese Russell Coutts, che ricordiamo avversario di Luna Rossa in America’s Cup.
Risalendo nel tempo e parlando di sport eroico, come non citare l’esploratore e alpinista sir Edmund Hillary, che per primo scalò l’Everest nel 1953, andando poi alla scoperta del Polo Sud nel 1958, via terra, e del Polo Nord, quasi trent’anni dopo, questa volta in aereo e in compagnia niente di meno che di – rullo di tamburi – Neil Armstrong, il primo uomo sulla luna.
Calciatori e baronetti, da Beckham a Zola
Tornando sulla Terra, non potevamo esimerci dal ricordare i calciatori insigniti di titoli nobiliari, che però sono talmente tanti (c’è persino Pelé), che è possibile citarne solo alcuni.
Ad esempio, David Beckham o i campioni del mondo di Inghilterra 1966, come Bobby Charlton e Geoff Hurst. Oppure l’attuale attaccante della nazionale inglese Harry Kane e Matt Busby, allenatore del leggendario Manchester Utd degli anni ’60, che seppe riprendersi dalla tragedia aerea del ’58 in cui perirono diversi componenti della squadra, fino a conquistare la Coppa dei Campioni dieci anni dopo.

Da italiani, fa particolarmente piacere ricordare l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico conferita nel 2004 a Gianfranco Zola, che ha militato per sette anni nel Chelsea, distinguendosi non solo quale straordinario fantasista a Stamford Bridge, ma anche come attivo sostenitore di iniziative di beneficenza.
Titoli nobiliari nello sport, c’è chi dice no
Non mancano, peraltro, gli sportivi che hanno gentilmente declinato l’invito a presentarsi a Palazzo Reale, rifiutando l’investitura. Del resto, è una scelta che hanno fatto in tanti personaggi famosi, dal regista del brivido Alfred Hitchcock alla rockstar David Bowie, ognuno con la propria motivazione.
Nel calcio ricordiamo tale Howard Gayle, primo giocatore di colore tesserato dal Liverpool nel 1977, che per questo motivo divenne una sorta di simbolo nel calcio inglese. Gayle rifiutò il titolo di baronetto, perché gli sarebbe sembrato un tradimento per tutti gli africani uccisi dall’impero britannico.
D’altronde, l’aria di Liverpool aveva a suo tempo portato persino John Lennon a rispedire al mittente la nomina a Membro dell’Impero Britannico, che fu conferita a lui e agli altri Beatles nel 1965, anche se le sue motivazioni furono solo in parte altrettanto nobili: il cantante si dissociò dall’iniziativa per protesta contro la guerra in Nigeria, contro il sostegno agli USA per la guerra in Vietnam e contro… lo scarso successo di una sua canzone.
