Musetti, il terzo moschettiere del tennis italiano

Musetti

La vittoria nel torneo di Amburgo è una svolta importante nella sua carriera. Con lui, Berrettini e Sinner l’Italia ha una nuova generazione di fenomeni. Il tennis secondo Musetti

Il suo problema era a livello mentale, dice il suo coach, e la vittoria ad Amburgo non potrà che aiutarlo a sbloccarsi definitivamente: Lorenzo Musetti ha vinto il suo primo torneo ATP e aggiunge, così, il crisma dei risultati alla già riconosciuta qualità tecnica.

Una tecnica che finora aveva solo fatto intravvedere le sue potenzialità, lasciandolo però sempre a qualche passo dal bersaglio grosso. Come avvenne l’anno scorso al Roland Garros: in vantaggio per due set a zero sul mostro sacro Djokovic, Lorenzo andò in crisi, svuotato di energie, e racimolò appena un altro game nel prosieguo della partita, fino a ritirarsi anzitempo.

La vittoria di Musetti nel prestigioso torneo di Amburgo

Proprio quell’episodio, però – e non era certo il primo ritiro dovuto a problemi fisici – porta a pensare che le cose non stanno esattamente come dice oggi il suo allenatore. No, il suo non era solo un problema mentale, ma soprattutto un problema fisico. E pare che su entrambi i fronti si stiano facendo passi avanti.

La presenza di un mental coach messo a disposizione dalla Federazione, assieme a un naturale percorso di crescita – Musetti ha solo vent’anni – lo sta sicuramente aiutando a gestire meglio la pressione.

Ma è nella forza delle gambe e del suo braccio destro che risiede l’ultimo step necessario per arrivare al livello dei grandi campioni, per entrare in quella Top 10 che lui stesso ha indicato come obiettivo all’indomani della vittoria in terra tedesca.

Certo, ad Amburgo ha battuto Alcaraz, segno che con i più forti ci può stare già oggi. Ma per trovare continuità ad alti livelli, e possibilmente anche al di fuori dell’amata terra battuta, servirà più potenza, soprattutto sul pur migliorato servizio, colpo imprescindibile nel tennis moderno.

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Musetti, Sinner e Berrettini, il presente e il futuro del tennis azzurro

Ad ogni modo, adesso possiamo considerare Musetti una realtà, e non più solo una semplice promessa, così come è successo per suoi colleghi azzurri Sinner e Berrettini.

È ovvio che il carrarese appaia ancora un gradino sotto agli altri due, che già si sono affermati con convinzione anche a livello di Slam. Ma Musetti ha dalla sua una qualità che manca ai due totem azzurri, quella di giocare un tennis esteticamente bello da vedere, vario e a tratti spettacolare, quel tipo di tennis che arriva con immediatezza allo spettatore e che incanta facilmente chi lo guarda.

Non che ci si debba mettere a fare i sofisticati, certo: c’è della bellezza pura anche nei diritti devastanti di Berrettini e nelle randellate di Sinner. Ma se anche i grandi ex Adriano Panatta e Nicola Pietrangeli si sono sciolti nel complimentarsi con lui e nel rivedere nel suo tennis quello di una volta, significa che in Musetti qualcosa di veramente speciale c’è. E prima o poi verrà fuori anche sui palcoscenici più prestigiosi.

Marco Sicolo – Bgame News