Che cos’è stato Federer per il tennis

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Roger Federer annuncia il suo ritiro dal tennis con un messaggio sui social. Le sue vittorie, i suoi avversari, la sua eredità per chi ama questo sport 

Con un messaggio vocale lanciato attraverso i social verso ogni angolo del pianeta, Roger Federer ha annunciato il suo addio al tennis

È stato, in realtà, un saluto lungo più di un anno, questo il tempo trascorso dalla sua ultima partita giocata, quando ormai era chiaro che – com’è comprensibile a 40 anni suonati – il tempo era  giunto. 

Un’attesa, quella successiva alla sua eliminazione da Wimbledon 2021, che ha reso più dolce il distacco tra il campione più rappresentativo degli ultimi venti anni e il suo sport, con i suoi sostenitori sparsi in tutto il mondo. 

Roger Federer si ritira, il suo messaggio sui social

Dici Federer e subito ti vengono in mente i suoi avversari di sempre, Djokovic e Nadal, che a tratti sono stati le sue nemesi, ma con i quali ha mantenuto sempre un rapporto disteso dentro e fuori dal campo. 

In realtà, Federer è qualcosa che va oltre queste rivalità, e che, anche quando gli altri andavano più forte, ha sempre mantenuto quei tratti distintivi che ne fanno un campione a parte

Rivelatosi al mondo a inizio millennio con una vittoria su Pete Sampras a Wimbledon, in un ideale passaggio di consegne sul prato londinese, Federer è sbocciato nel 2003, vincendo proprio lo Slam sull’erba e andando poi a infilare la bellezza di undici Slam su sedici nelle quattro stagioni successive

Questo lo ha proiettato immediatamente, in giovane età, tra i più grandi della storia del tennis, andando ad insidiare sin da subito il record di Slam conquistati in un’intera carriera, che proprio Sampras aveva fissato pochi anni prima a quota 14, superando l’allora storico record di Roy Emerson e lo score di mostri sacri come Rod Laver e Bjorn Borg

A questi numeri straordinari, Roger accompagnava una classe nel gioco e un’eleganza nei gesti tecnici che non aveva eguali nel circuito e che non si vedeva da anni, dal momento che il tennis stava andando ormai in direzione del gioco di pura potenza, che pure, certo, non gli è mancato. 

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Il ritiro di Federer, 20 Slam e un talento ineguagliabile 

Sulla strada di Federer, a quel punto, si è parato un giovanotto di belle speranze, tale Rafael Nadal, che non solo gli ha sostanzialmente impedito di realizzare il Grande Slam – un’impresa neanche pensabile nel tennis moderno, prima dell’avvento dello svizzero – chiudendogli le porte del Roland Garros, ma che è poi andato a rubargli lo scettro addirittura a casa sua, sull’erba di Wimbledon, in quella finale del 2008 che molti considerano il miglior incontro della storia di questo sport. 

Con gli anni, Nadal, così come il serbo Novak Djokovic, avrebbero poi tolto gran parte della scena all’elvetico, comunque capace di intonare altri acuti anche oltre i trent’anni, tenendo viva fino ai giorni nostri la surreale corsa a tre per il record di Slam. Surreale, perché fino al 2009 – cioè ieri l’altro – il record della storia ultradecennale di questo sport era quello di Sampras, e solo tredici anni dopo ci ritroviamo tre tennisti con 20 o più Slam a testa. 

Non ha realizzato il Grande Slam, Roger, e ha smesso di dominare in lungo e in largo dopo quell’inizio di carriera roboante. Allora lo si riteneva il più grande di tutti i tempi, o giù di lì, oggi invece più di uno si chiede se sia stato almeno il più grande della sua epoca. Se si guarda alla bellezza del gioco, sì, non c’è storia. Per l’eleganza del gesto, la naturalezza dei colpi, il talento puro, per il sembrare essere nato, a differenza di altri rivali, per praticare questo sport, e per portarlo all’esecuzione sublime. 

Facendo poi dello stile un marchio di fabbrica anche nei comportamenti, e nelle dichiarazioni, mai banali, spesso ironiche, giocose, quasi ancora da ragazzo. 

Ha ringraziato tutti – famiglia, allenatori, pubblico e avversari – per aver realizzato il sogno di un giovane raccattapalle svizzero che voleva fare il tennista. Ha ringraziato il tennis, promettendo di non lasciarlo mai veramente. Ci mancherà, già ci mancava, ma ci lascia in eredità l’amore per questo sport, che nasce dentro di noi grazie a campioni come lui. 

Marco Sicolo – Bgame News