I mondiali in Qatar saranno la prima edizione in cui arbitreranno anche tre donne: la rwandese Mukansanga, la giapponese Yamashita e la francese Frappart
C’è Salima, che ha visto una partita di calcio da piccolina ed è rimasta stupita da quell’unica persona che in campo non toccava mai il pallone: l’arbitro. E poi c’è Yoshimi, che studiava all’Università di Tokyo e insegnava fitness, e che mai e poi mai avrebbe sognato di arrivare tanto in alto. E infine Stephanie, che arbitra già da quando aveva 13 anni e che in Europa è già una celebrità.
Stiamo parlando di tre donne, chiamate a dirigere come arbitri le partite dei Mondiali di calcio – maschili – in Qatar.
Mondiali Qatar, per la prima volta tre arbitri donne
Salima Mukansanga viene dal Rwanda e oggi sente la responsabilità di un incarico che, se svolto bene, aprirebbe le porte a tante altre ragazze che, in futuro, vorrano seguirne le orme.
“In Qatar porteremo una grande responsabilità sulle nostre spalle”, dice, “ma se faremo bene il nostro compito, si aprirà definitivamente una nuova strada per le donne nello sport”.
Lei e le sue colleghe non sono ai Mondiali – l’evento più importante nel calcio – per concessione, ma per meriti dimostrati sul campo, come sottolineano i vertici degli organi arbitrali della Fifa.
La Mukansanga, per esempio, all’inizio di questa stagione ha arbitrato anche in Coppa d’Africa, la principale competizione del suo continente.
Embed from Getty ImagesMukansanga, Yamashita e Frappart, le donne arbitro ai Mondiali in Qatar
Come lei, anche Yoshimi Yamashita, che è stata spinta da una compagna di università ad intraprendere la carriera di arbitro professionista e che ha già diretto partite in J-League e nella Champions League asiatica, riscuotendo consensi direttamente dai giocatori e dagli allenatori delle squadre da lei arbitrate.
“Di questa attività non mi interessa il potere di prendere decisioni”, racconta, “il mio unico desiderio è che la partita che dirigo rimanga un bello spettacolo per la gente che vi assiste”.
Non nascondono, le donne arbitro dei Mondiali, che per dirigere una partita di uomini devono metterci il doppio dell’impegno, e che allenarsi non basta. Bisogna avere timing, senso della posizione, per essere sempre nel vivo del gioco e farsi trovare al posto giusto, perché pensare di tenere il passo di corsa degli uomini è pura utopia.
Ma non solo: ci vuole personalità, quella personalità che Stephanie Frappart ha già dimostrato più volte, in Ligue 1 – il massimo campionato francese –, in Champions League e persino in Supercoppa Europea, partita per la quale è stata chiamata ad arbitrare quest’anno dalla Uefa. Un vero esempio per il sistema calcistico europeo, che ha portato, quest’anno, anche alla prima designazione di una donna arbitro nella Serie A italiana.
Insieme a loro, in Qatar, ci saranno anche tre assistenti guardalinee: la brasiliana Neuza Back, la messicana Karen Diaz e la statunitense Kathryn Nesbitt.
Tutte le donne chiamate ad arbitrare ai Mondiali sono lì perché da anni assicurano “prestazioni di altissimo livello”, sentenzia Pierluigi Collina, presidente della commissione arbitrale Fifa, “e, in futuro, la designazione di arbitri donne per competizioni maschili rappresenterà la norma, e non più l’eccezione”.
Marco Sicolo – Bgame News