Intrusi a chi?

6 Nazioni Rugby - Bgame News

Con l’emozionante vittoria all’ultimo respiro sul Galles, l’Italia del rugby ha dimostrato di poter giocare a pieno titolo nel Sei Nazioni. L’impresa di Capuozzo e il bel gesto di Adams

Pesava, eccome se pesava. Non ci credeva, Garbisi, quando ha visto l’ovale infilarsi tra i pali. Si è girato verso i suoi compagni, è scoppiato in lacrime. Lui e l’Italia si sono scrollati di dosso un peso enorme, dal quale sembrava ormai impossibile liberarsi.

E invece, lo scatto improvviso di una scheggia impazzita, di nome Ange Capuozzo, sangue napoletano nato e cresciuto in Francia, crea uno squarcio nelle regole del rugby, lo trasforma in un altro sport, dove uno scricciolo di 70 chili può avere la meglio su avversari da un quintale l’uno, forti e poderosi, ma incapaci di viaggiare alla sua velocità.

Sguscia via, Ange, manco fosse Maradona contro l’Inghilterra, parte da centrocampo con un’intuizione e salta i gallesi uno dietro l’altro, fin quasi alla linea di fondo. Gli rimane la lucidità di guardare in mezzo e servire il più invitante degli assist a Padovani, che nel frattempo aveva resistito ad ogni tipo di sportellata avversaria.

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Una meta incredibile, impensabile, proprio allo scadere. L’estremo veneto deposita il pallone proprio al centro dei pali, per mettere i suoi compagni in condizioni di segnare la più facile delle trasformazioni per completare il sorpasso ai danni del Galles.

Facile, è una parola. La distanza era poca, l’angolazione nulla, ma la pressione enorme. Se la scrolla di dosso, Garbisi: il pallone va a segno, il cronometro dice stop, l’Italia ha vinto. Ha vinto una partita al Sei Nazioni, non accadeva da sette lunghi anni, da trentasette partite.

Sei Nazioni, l’Italia batte il Galles con Capuozzo

Ce le ricordiamo ancora, le voci che hanno preceduto questa edizione del torneo. Che l’Italia non era all’altezza, che la nostra inadeguatezza era ormai dimostrata. Che dovevamo uscire dal torneo.

Si parlava di rotazione, di retrocessioni, di dare la possibilità anche ad altre nazioni di prendere il nostro posto, ad esempio la Spagna o la Georgia. Come dire, tanto, peggio di così…

E le prime partite di questo Sei nazioni avevano persino avvalorato queste sensazioni, con le imbarcate subite dagli azzurri contro Francia, Inghilterra e Irlanda. Anche da tifosi, sembrava ormai di assistere a una crudeltà sportiva gratuita, alla continua esposizione pubblica dei nostri limiti, una vera gogna. Difficile da accettare.

E invece, da oggi tutti zitti, che abbiamo battuto il Galles, campione in carica e vincitore del torneo appena dodici mesi fa, a dimostrazione che le cose possono cambiare per tutti.

Chi è Ange Capuozzo, la stella dell’Italia del rugby al Sei Nazioni

Come avevamo anticipato nel nostro articolo di presentazione del torneo, le partite “possibili” per l’Italia sarebbero state proprio le ultime due, quelle contro Scozia e Galles.

Già contro gli scozzesi all’Olimpico, pur nella desolazione dell’ennesima sconfitta, avevamo potuto consolarci per l’impennata d’orgoglio finale della squadra, trascinata alla realizzazione di due mete da un giovanotto sin lì mai sentito nominare dai più, proprio lui, Ange Capuozzo.

Buttato in campo nel finale, in pochi minuti aveva già dimostrato di poter regalare qualcosa in più alla nostra nazionale, qualcosa di diverso. Imprevedibilità, rapidità, freschezza.

Ci stavamo giusto chiedendo se fosse stato solo un episodio.

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Rugby Italia-Galles, il bel gesto di Josh Adams

E il giovane oriundo ci ha dimostrato che no, non sarebbe finita lì. Va detto che, prima del suo exploit, della sua pazza idea di caricarsi l’Italia sulle spalle, la squadra aveva già disputato una buona partita a Cardiff.

Tre mete concesse al Galles, di cui una quasi imbarazzante e un’altra probabilmente evitabile, non ci avevano affondato, grazie a una provvidenziale vena realizzativa dei nostri su calcio piazzato, che ci aveva tenuti in quota per tutta la partita, a portata di sorpasso.

E così è stato, a tempo quasi scaduto, con una giocata memorabile, di quelle che si possono apprezzare anche senza essere spettatori assidui di questo sport. Perché fatta di cose semplici, universali: la corsa sfrenata di Capuozzo, il suo zig-zag tra gli avversari, la voglia di affrancarsi da un destino avverso e di gridare al mondo “no, io oggi non verrò sconfitto”.

Un’epifania, una liberazione. Gli ha riconosciuto il giusto merito anche Josh Adams, ala dei Dragoni, che con un gesto mai visto alle nostre (così calcistiche) latitudini, ha regalato al giovane azzurro la sua medaglia di migliore in campo, che gli era stata consegnata pochi istanti prima dalla giuria.

A conferma che il rugby è uno sport giocato da omaccioni enormi, nei quali alberga un’impareggiabile nobiltà.

Marco Sicolo – Bgame News