La promessa del tennis italiano è uno che non si accontenta. Un ragazzo capace di scegliere, di ragionare con la sua testa, di rischiare. Il futuro di Sinner
Se a Jannik Sinner non piacesse rischiare, avrebbe già un’ottima carriera assicurata.
Il suo talento naturale, unito all’ottima impostazione di base acquisita negli anni dell’adolescenza, basterebbe ad ottenere svariate vittorie nei tornei di tutto il mondo, forse anche in quelli più di prestigio.
Ma a lui questo non basta, perché sa di poter avere di più, di poter raggiungere il massimo. E sa come ottenerlo. O meglio, lo sente. Come i giocatori d’azzardo, Sinner sembra avere un sesto senso per capire qual è il momento giusto per cambiare, per accelerare, per deviare il corso degli eventi.
Sa che a volte è necessario cambiare quando le cose vanno bene, per farle andare benissimo.
È questo ciò che fa un campione, una persona perfettamente padrona del proprio destino: e Jannik sembra proprio che lo sia.
Jannik Sinner e il suo nuovo coach Simone Vagnozzi
In questo momento, sembra quasi che lo si stia aspettando al varco. Ha fatto una scelta impopolare, Sinner. Ha abbandonato il suo storico allenatore, quello che lo ha cresciuto sin da ragazzino, da quando a 13 anni ha lasciato il suo Trentino per il mare della Liguria, trasferendosi a Bordighera, all’accademia di Riccardo Piatti.
Piatti, 63 anni, è uno dei coach più stimati nel mondo del tennis, a livello internazionale. Ha allenato anche Djokovic, per dire. Possiamo immaginare che a Jannik abbia fatto anche un po’ da padre, o quanto meno da guida, data la grande differenza d’età.
Uno schiocco di dita, un attimo: Sinner ha avvertito che era il momento giusto, la scelta giusta. Basta con Piatti, c’è bisogno di accelerare, di variare, di cambiare le carte in tavola.
E chi ti chiama? Si parlava di McEnroe, o dell’ex numero 2 del mondo Magnus Norman. Invece no, Simone Vagnozzi da Ascoli Piceno.
“Chi?”, si sono chiesti tutti. Uno con una certa personalità, dice Jannik.
Una scelta del genere è giusta a prescindere. È una scommessa vinta senza bisogno di giocare. Perché ti fa capire che il nostro campioncino, la nostra promessa che è già quasi realtà, è uno che non si accontenta. E che non ha paura di sbagliare, dentro e fuori dal campo.
Sinner, dallo sci ai campi da tennis
D’altronde, cos’altro aspettarsi da uno che da piccolo era campione italiano di sci e che ha rinunciato a un futuro sulle nevi di casa per mettersi in gioco lontano chilometri, su un altro tipo di campo, in un ambiente tutto diverso?
Non ci sembra la solita storiella del predestinato che è bravo in ogni cosa che prova. Forse anche quel giovanile cambio da uno sport dov’era già medagliato ad uno dove doveva rimettersi in gioco, nascondeva già un certo coraggio, un certo fiuto da fuoriclasse, un’attitudine al rilancio che richiede, sopra tutte le cose, una smisurata fiducia in sé stesso.
Il cambio tecnico, una scommessa per il futuro
Basta guardarlo, in fondo. Il suo sguardo trasuda concentrazione, voglia di arrivare, il desiderio di non perdere neanche un secondo sulla strada che può condurlo a un futuro ricco di soddisfazioni.
Ha cambiato allenatore per arricchire il suo gioco: variare i colpi, scendere di più a rete, migliorare il servizio. Ma anche per respirare aria nuova: “non ce la faccio più”, aveva detto, esasperato, davanti a tutti in Australia, rivolto al suo (ex) staff, che evidentemente ormai lo assillava, lo asfissiava, gli impediva di pensare con la sua testa.
“Sono un tipo tranquillo”, dice, “ma ho le mie idee. E mi sembra giusto averle”.
Ed ha anche coraggio, il coraggio dei più grandi, quello condito da un pizzico di follia. Che lo porterà lontano.
Marco Sicolo – Bgame News