Le calciatrici della nazionale USA ottengono un risarcimento di 24 milioni di dollari dalla propria federazione per essere state pagate di meno dei loro colleghi maschi. La rivoluzione del calcio femminile
“È una grande vittoria per noi, per lo sport femminile, per tutte le donne in generale. È un momento in cui tutte possiamo festeggiare”. Parole di Megan Rapinoe, giocatrice simbolo della Nazionale femminile USA.
Le calciatrici femminili statunitensi hanno ricevuto un maxi-risarcimento di 24 milioni di dollari dalla propria federazione, per compensare le minori retribuzioni da loro ricevute nel corso degli anni rispetto ai colleghi della nazionale maschile.
Si tratta, evidentemente, di un grande passo verso il riconoscimento della parità tra i due sessi in ambito sportivo, non solo sul piano economico, ma soprattutto sul piano della considerazione del valore del movimento sportivo femminile.
Nazionale femminile USA ottiene la parità salariale
È noto che negli USA le calciatrici della nazionale hanno ottenuto successi molto superiori rispetto a quelli dei loro colleghi uomini. Anzi, il confronto è addirittura imbarazzante.
A fronte di un movimento calcistico maschile che non ha prodotto risultati di rilievo, nonostante gli sforzi della federazione che ha organizzato, nel corso degli anni, anche importanti manifestazioni internazionali (su tutte i Mondiali del 1994 ma anche la Coppa America del centenario nel 2016), le calciatrici americane sono invece considerate le migliori del pianeta.
Con quattro titoli mondiali conquistati in poco più di vent’anni, la nazionale femminile USA di calcio può a buon diritto essere considerata la squadra leader di questo sport, dentro e fuori dal campo.

Nei momenti immediatamente successivi alla vittoria in finale sui Paesi Bassi, nell’ultima edizione dei Mondiali disputati in Francia nel 2019, il pubblico presente sugli spalti dello stadio di Lione (ben 60.000 spettatori!) cominciò a intonare il coro “Equal Pay! Equal Pay!”, in attesa della premiazione di Rapinoe e compagne.
Entusiasta per quanto appena accaduto in campo, la gente si era immedesimata nelle proprie beniamine e ne aveva sposato la causa nella maniera più eclatante possibile. “Parità salariale”, invocavano, opportunamente imbeccate dalle stesse giocatrici, che della questione ne hanno sempre fatto un mantra nel corso della propria carriera.
Calcio femminile e parità salariale
Il problema della parità salariale tra uomini e donne nel settore dello sport non si può liquidare in due parole, né risolvere con semplici posizioni di principio.
Troppo radicate nella storia sono le vicende di una disciplina, come il calcio, in cui le figure di riferimento sono sempre state maschili. Il calcio, come fino a oggi è stato sempre percepito, è un gioco rude (“maschio”, appunto, come spesso lo si definisce), e la cultura legata alle partite di pallone, anche amatoriali, si è sempre alimentata di stereotipi più vicini alla figura maschile che a quella del gentil sesso.
Le cose stanno cambiando, ovviamente, per tutta una serie di motivi, a partire dal fatto che il suddetto gentil sesso ha ormai dimostrato di saper tirare fuori i muscoli, quando è necessario, nello sport e in qualunque altro ambito, soprattutto quando si tratta di vedere riconosciuti i propri diritti.

Ed è proprio ciò che hanno fatto le calciatrici statunitensi. Forti dei loro successi sul campo, del crescente seguito di pubblico e del sempre maggiore interesse degli sponsor, alcuni anni fa hanno portato la propria federazione in tribunale, per ottenere condizioni economiche e di trattamento identiche a quelle dei loro colleghi.
Nazionale donne USA, un risarcimento di 24 milioni dalla federazione di calcio femminile
L’accordo odierno serve proprio a mettere fine a quella controversia.
La federazione verserà alle calciatrici, in attività o già ritiratesi, una somma complessiva di 22 milioni di dollari da dividersi tra di loro, oltre a un fondo di 2 milioni di dollari destinato a sostenere le giocatrici a fine carriera.
Inoltre, sono pronti investimenti per garantire alle donne migliori impianti sportivi, attrezzature più adeguate, programmi sanitari più efficienti e speciali tutele per la maternità.
Non siamo ancora al professionismo, quello dipende da altri fattori che coinvolgono anche il settore privato e deve fare i conti con previsioni di sostenibilità economica ancora tutte da verificare.
Ma a livello federale (sul piano del denaro pubblico, quindi), da oggi uomini e donne, almeno negli USA, sono trattate nella stessa maniera.
“La più grande eredità che poteva lasciare la nostra generazione di calciatrici” – ha dichiarato Rapinoe – “è che quelle che verranno dopo di noi avranno molta più possibilità di accedere a questo sport. Le prossime giocatrici si ritroveranno in un posto molto migliore rispetto a quello da cui siamo partite noi. E questa è la nostra vittoria più grande”.
Marco Sicolo – Bgame News