Dopo l’impresa delle scorse Olimpiadi, quando vinse l’argento a 23 giorni dall’infortunio al ginocchio, Sofia Goggia trionfa a St. Moritz con una mano appena operata
Con il suo coraggio, che rasenta l’incoscienza ma che assomiglia più a una lucida follia, Sofia Goggia si sta guadagnando un posto sempre più speciale nel panorama sportivo italiano.
Vincere è un conto, ma riuscirci in circostanze particolari come fa Sofia è qualcosa che ti consente di uscire dalla sfera del singolo sport e affermarti come atleta e personaggio da prendere a modello per tutti, non solo per gli appassionati di sci, un po’ come succedeva nel nuoto a Federica Pellegrini, icona di stile anche al di fuori delle vasche.
Sofia Goggia, campionessa olimpica e regina della discesa libera
Goggia è una che di risultati in carriera ne ha già ottenuti tanti, e prestigiosi, come la medaglia d’oro alle Olimpiadi del 2018 o la Coppa del Mondo di discesa libera in ben tre dizioni diverse – e quest’anno potrebbe arrivarne un’altra.
Ma ciò che fa notizia è la tenacia e la spericolatezza con cui è capace di ottenere ciò che vuole, una caratteristica che la distingue da qualsiasi avversaria e che è comune a poche persone, in generale.
La ricordiamo tutti a febbraio scorso, quando è stata capace di vincere l’argento alle Olimpiadi di Pechino appena 23 giorni dopo essersi rotta il ginocchio a Cortina. Un recupero sensazionale per un risultato di assoluto prestigio.
Un’impresa che solo una come lei poteva compiere. E ripetere. Anzi, ciò che ha combinato la settimana scorsa sulle nevi di St. Moritz è forse ancora più clamoroso.
Embed from Getty ImagesLa vittoria a St. Moritz con una mano rotta e appena operata
Nella discesa libera di Coppa del Mondo di venerdì, Sofia urta una bandierina all’inizio del tracciato, sente dolore a una mano, ma ciò non le impedisce di arrivare seconda al traguardo, alle spalle dell’altra azzurra Elena Curtoni (a conferma che quest’anno la squadra femminile è una vera valanga rosa).
Subito dopo l’arrivo, la Goggia si toglie a fatica il guanto e, rivolta al suo staff, dice freddamente: “Ho rotto la mano”. Fosse stata una sciatrice normale, saremmo stati tutti lì a parlare di dispiacere, di tempi di recupero, di stagione compromessa.
Ma Sofia non è una sciatrice normale. Il suo primo pensiero è alla seconda discesa libera, quella del giorno dopo. Ventiquattro ore, nemmeno. In men che non si dica, la bergamasca vola a Milano e si sottopone a un intervento chirurgico per rimediare alla frattura scomposta del metacarpo, con l’apposizione di qualche placca in metallo.
Convalescenza? Macché: il tempo di un sonnellino, e te la ritrovi daccapo in Svizzera, al cancelletto di partenza, dove, dice lei, “nessuna poteva essere più felice di me”. Indossa un tutore alla mano sinistra, Sofia; sotto il guanto, una vistosa fasciatura.
La alzerà al cielo, una volta tagliato il traguardo: ha vinto lei. Un’impresa da non crederci, un’atleta senza limiti.
Marco Sicolo – Bgame News