Union Berlino, il primo posto di un club “contro”

Union Berlino

Per la prima volta nella sua storia, il club rappresentativo dei lavoratori è primo in classifica nella Bundesliga. Storia dell’Union Berlino e dei suoi tifosi 

C’è una squadra che sta crescendo, in Germania, e che all’improvviso si ritrova in testa alla classifica del massimo campionato, per la prima volta nella sua storia, quasi senza volerlo. 

Chissà, forse davvero senza volerlo. In fondo, cosa cercano i tifosi dell’Union Berlino, dalla propria squadra? Una vittoria, come fanno tutti, banalmente, o semplicemente un rifugio, un posto dove sentirsi uniti, nella fede e nelle idee? 

Union Berlino, il club in testa alla Bundesliga per la prima volta 

L’Union Berlino nasce oltre cento anni fa, ma assume l’attuale denominazione negli anni ’60, quando i vertici della federazione sportiva della Germania dell’Est, nell’ambito del riordino dei campionati, concedono ai sindacati la possibilità di mantenere nella capitale una squadra di calcio rappresentativa dei lavoratori, in coesistenza con la ben più solida realtà della Dynamo, società di emanazione governativa supportata dalla Stasi, cioè i servizi segreti. 

Insomma, le radici del club affondano in un ambiente caldo e difficile, che si nutre delle contraddizioni e dei contrasti sociali di un Paese uscito a pezzi dalla Seconda guerra mondiale e confinato da un muro che divide in due la città e il mondo intero. 

Potremmo star qui a raccontare della storica finale di Coppa di Lega vinta dall’Union nel 1968, o dei continui saliscendi tra le varie leghe del campionato tedesco, ma il punto è proprio questo: che l’essenza di questa squadra va oltre ogni risultato sportivo e si sostanzia nel suo dar voce al proletariato, al popolo, a chi non si riconosce nel sistema e rivendica la propria voce, senza timore di farla sentire. 

Union Berlino, il club dei lavoratori che si ritrovano allo stadio come a casa 

“Lasceremo che l’Occidente ci compri?”, così recita il verso più accorato dell’inno della squadra, “Unione di ferro”. No, difficile che all’Union si lascino attirare dalle sirene del consumismo e dagli sfarzi del calcio professionistico. 

Però il loro grande passo, in senso sportivo, lo hanno fatto. Tre anni fa la storica promozione in Bundesliga, poi la qualificazione alle Coppe Europee, e ora il primo posto dopo sei giornate di campionato: riusciranno a mantenere intatta la loro identità, a resistere al vortice di denaro e di ambizioni proprio del calcio moderno? 

Probabilmente sì. Perché parliamo davvero di un club come pochi. 

L’Alte Försterei, lo storico stadio della squadra, era stato dichiarato fuori norma dalla federazione nel 2006. “Basta permessi: o lo ristrutturate, o cambiate campo”, si erano sentiti dire. Ma per ristrutturare ci volevano soldi, e tanti. 

E quindi? Quindi tutti a rimboccarsi le maniche, attrezzi alla mano, e se vogliono una tribuna, tribuna sia. Duemila tifosi, giorno dopo giorno, tirano su le strutture necessarie, senza prendere un euro da chicchessia, mentre i concittadini portano loro un tè caldo, e altri fanno offerte per finanziare l’opera. 

Nel 2009 lo stadio è pronto, è la loro casa. È lì che l’Union sta costruendo il suo miracolo sportivo, ed è lì che i tifosi si ritrovano ogni anno, alla vigilia di Natale, per cantare e brindare insieme, oggi come ieri, come quando la squadra giocava nelle serie inferiori. 

Cosa ci fa, quindi, l’Union Berlino in testa alla classifica di Bundesliga, due punti avanti ai miliardi del Bayern Monaco? Niente, ci fa. Quello è solo l’aspetto sportivo, che oggi viene e domani se ne va. Ma l’identità dell’Union, i suoi canti, la sua gente, il suo andar contro: quella resta, e non cambierà mai. 

Marco Sicolo – Bgame News