Vettel, il ritiro e una promessa mantenuta a metà

Vettel

Una carriera iniziata in modo travolgente, con quattro titoli mondiali consecutivi, e poi gli anni in Ferrari con tanti successi ma nessun mondiale. Il ritiro di Sebastian Vettel

Che Sebastian Vettel fosse un predestinato, lo avevano capito un po’ tutti, in quel settembre del 2008. Alla guida della Toro Rosso, la scuderia satellite della Red Bull, con sede a Faenza e motori Ferrari, aveva già ottenuto dei buoni risultati, come il quinto posto nel Gran Premio del Belgio all’inizio del mese.

Ma che potesse addirittura centrare la pole position su una vettura del genere, e poi dominare letteralmente l’intero Gran Premio di Monza sotto il diluvio, no, forse non ci avrebbe creduto neanche lui.

Fu allora che tutto il mondo della Formula Uno si innamorò definitivamente di questo biondino ventunenne, dal sorriso largo e dall’atteggiamento sempre cordiale. Se ne innamorò la Red Bull, che, rotto ogni indugio, gli regalò un sedile sulla vettura della casa madre dall’anno successivo, venendo ripagato con quattro titoli mondiali in fila, dal 2010 al 2013.

E se ne innamorarono l’Italia e la Ferrari, così come lui era innamorato del Cavallino sin da ragazzo: figurarsi, cosa dev’essere stato per lui Michael Schumacher, pluricampione con la Rossa e come lui cresciuto sul kartodromo di Kerpen, in Germania.

La Ferrari sarebbe stata nel destino di Vettel, per dar vita a una lunga e bella storia. Senza, però, quel lieto fine che tutti sognavano.

Sebastian Vettel e i quattro titoli mondiali in Red Bull

Non che si possa mettere in discussione uno che ha macinato record su record, soprattutto di precocità, in Formula 1. Quel successo a Monza, ad esempio, gli valse il primato di pilota più giovane a vincere un Gran Premio, che gli sarebbe stato sfilato solo anni dopo da Max Verstappen.

E Vettel è tuttora il più giovane campione del mondo (23 anni) e il pilota che ha conquistato il maggior numero di vittorie e di pole position in una stagione. Tutti record conquistati in Austria, con la Red Bull.

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Gli anni in Ferrari e la rivalità con Hamilton

E in Ferrari? Non ha certo sfigurato, sia chiaro. Ma ha avuto la ventura di arrivare a Maranello proprio quando, un po’ più a nord, sbocciava l’accoppiata perfetta tra la Mercedes e Lewis Hamilton, un binomio che avrebbe regalato al baronetto inglese la bellezza di sei titoli mondiali in sette anni.

Era il 2014: Hamilton dominò il mondiale, il ferrarista Fernando Alonso non riuscì nemmeno a lottare per il titolo, come invece aveva fatto in precedenza proprio contro la Red Bull di Vettel, e quest’ultimo fu scelto per prendere il posto dello spagnolo sulla Rossa.

Gli anni migliori di Vettel in Ferrari sarebbero stati il 2017 e il 2018. Il primo sembrava essere proprio quello buono, un campionato iniziata alla grande. Ma un tremendo filotto di cinque vittorie in sei gare da parte di Hamilton, abile anche davanti ai microfoni a mettere pressione al rivale, mise fine ad ogni velleità del campioncino tedesco.

Stesso copione l’anno dopo. Sebastian esulta via radio al traguardo del Gran Premio di Silverstone, sottolineando l’importanza di aver vinto “a casa loro”. Hamilton gli restituisce il favore quindici giorni dopo, vincendo in Germania e non sbagliando più nulla per il resto del campionato.

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Il ritiro di Sebastian Vettel al termine della stagione 2022

L’epilogo in Ferrari arriva in concomitanza con l’ascesa di Charles Leclerc, il nuovo predestinato, che ancora oggi aspetta di vedere realizzato il suo destino vincente.

Vettel chiude la sua carriera in Aston Martin, senza sussulti, facendo da chioccia nel paddock al figlio del suo idolo d’infanzia, Mick Schumacher, e poi annunciando con largo anticipo la fine della sua carriera al termine della stagione 2022.

Lo ha fatto con un messaggio sobrio sui social, da lui mai troppo amati, sottolineando valori come la famiglia, la vita privata, la tolleranza, il futuro del pianeta.

Solo tre piloti – Michael Schumacher, Lewis Hamilton e Juan Manuel Fangio – hanno vinto più titoli mondiali di lui. Qui in Italia, rimane la traccia del suo talento cristallino, che a bordo di una Ferrari ci ha regalato sicuramente più gioie che delusioni, al di là di ciò che può raccontare un albo d’oro.

Marco Sicolo – Bgame News