Il pugile pugliese è tuttora l’ultimo italiano ad aver conquistato il titolo mondiale dei pesi medi. Ma il match che tutti ricordano è quello in cui lo difese contro Hagler. La storia di Vito Antuofermo.
Cosa si può fare davanti alle difficoltà della vita? Resistere. E andare avanti.
Come ha fatto nel corso della sua carriera il pugile Vito Antuofermo, ultimo campione del mondo italiano nei pesi medi, ricordato soprattutto per le sue sfide contro un’autentica leggenda della boxe, Marvin Hagler.

Antuofermo, nato il 9 febbraio di 69 anni fa a Palo del Colle e cresciuto a Bitonto, vicino Bari, viene ricordato con affetto dagli appassionati di questo sport che lo hanno visto combattere dal vivo, alla fine degli anni ’70, perché sul ring era il simbolo della forza di volontà e della capacità di andare oltre i propri limiti.
Vito Antuofermo, un italo-americano sul ring
Dopo l’infanzia trascorsa in Puglia, Vito segue la sua famiglia negli Stati Uniti per cercare fortuna e cresce nei sobborghi di New York, dove non è difficile cacciarsi nei guai. E così, per una scazzottata tra ragazzi, capita che un giorno venga fermato dai poliziotti intervenuti per sedare la rissa.

Questi, però, anziché, portarlo in commissariato lo portano direttamente in palestra per testarne le qualità, perché si stanno ancora chiedendo come abbia fatto da solo a sbaragliare un’intera gang di teste calde.
Con il ring è subito colpo di fulmine, e da allora comincia la carriera di uno dei pugili italiani più generosi e tenaci che si ricordino.
Vito Antuofermo campione del mondo dei pesi medi nel 1979
Negli anni ’70 Antuofermo fa il giro del mondo, guadagnando tra Roma e New York una notevole considerazione negli ambienti della boxe, prima conquistando il titolo europeo dei superwelter e poi lanciando la sfida per il titolo mondiale dei pesi medi.
Ad attenderlo c’è l’argentino Hugo Corro, erede del connazionale Carlos Monzon, ritiratosi pochi anni prima. Il match si disputa nel Principato di Monaco nel giugno del 1979 e vede il nostro prima subire, poi resistere e infine uscire alla distanza, come suo solito, per prevalere ai punti e laurearsi campione del mondo indiscusso dei pesi medi, dieci anni dopo Nino Benvenuti.
A questo punto, lo attende la Storia.
Lo storico incontro tra Vito Antuofermo e Marvin Hagler
Nel novembre di quello stesso anno, Vito Antuofermo è chiamato a difendere il titolo contro “Marvelous” Marvin Hagler, al Caesars Palace di Las Vegas.
Per i pochi che non lo conoscessero, Hagler è tuttora considerato uno dei più grandi boxeur della storia, detentore per otto anni di fila del titolo dei pesi medi e inserito nella Hall of Fame di questo sport.
Ma quella sera, davanti a quel pugile italo-americano dai grandi baffi e dagli occhi sinceri, Hagler dovette rimandare il suo momento di gloria.

Davanti a una folla assordante, the Marvelous parte subito all’attacco, sembra poter prevalere facilmente, ma l’altro non si scompone, non mostra segni di sconforto, incassa e attende il prossimo colpo, con la faccia di chi sa che quel titolo è valso tanti sacrifici, e non lo mollerà per niente al mondo.
I colpi dell’americano si fanno via via meno efficaci, Antuofermo è un muro di gomma, si piega, si ferisce, ma non si spezza mai. Cresce col passare delle riprese e prende in mano l’incontro, convincendo i giudici che la sua stoica resistenza vale almeno quanto l’aggressività e la classe dell’avversario.
Il verdetto, pur discusso dagli esperti, è di parità: Antuofermo conserva il titolo, ispirando tutta una generazione di appassionati con il suo carattere, la sua voglia di farcela, la sua capacità di resistere e guardare avanti.
Antuofermo vs. Hagler come nel film Rocky
Non sono in pochi a rivedere in quel match la trasposizione dal vivo del film Rocky, che tutti abbiamo visto sul grande schermo. Al di là delle somiglianze fisiche tra Hagler-Apollo Creed e Antuofermo-Rocky Balboa (anche quest’ultimo italo-americano, come peraltro Sylvester Stallone, l’attore che lo interpretava), è la magia di quell’incontro di Las Vegas a richiamare chiaramente quanto avviene nel film.

Il grande campione predestinato che non riesce ad avere la meglio dell’indomabile avversario, che fa affidamento sulla sua forza d’animo a dispetto di una tecnica a tratti sgangherata.
E l’incontro che finisce al termine di quindici tiratissime riprese, con il protagonista contento anche solo di avercela fatta, di essere rimasto in piedi fino alla fine, nonostante le difficoltà. Come capita a tutti noi.
Marco Sicolo