Una decisione drastica delle associazioni dei tennisti professionisti, in risposta all’esclusione dei tennisti russi dal torneo. Le reazioni dei tennisti ucraini
In un mondo perfetto, ogni atleta dovrebbe gareggiare senza bandiere. Perché dovremmo dividerci in tante piccole nazioni, se c’ è un desiderio di fondo di sentirci tutti parte dello stesso mondo, senza distinzione?
Lo sport unisce, si dice. Come no. Però poi chi te la dà, la sensazione di una bandiera che ti avvolge, di un pubblico che fa il tifo per te e si esalta per le tue vittorie? Come non dare valore a quell’orgoglio che senti quando vinci per il tuo Paese?
Ecco, già non siamo più così uniti, adesso. Ognuno per sé, allora; con fratellanza, con rispetto, ma ognuno per la propria nazione. E allora non si può gridare allo scandalo, quando l’appartenenza a un determinato Paese genera anche conseguenze negative in capo al singolo atleta.
L’esclusione dei tennisti russi dal torneo di Wimbledon
È esattamente quello che sta succedendo nel mondo del tennis, dove ha fatto scalpore la decisione degli organizzatori del torneo di Wimbledon di vietare, per l’edizione di quest’anno, la partecipazione agli atleti russi e bielorussi, come conseguenza delle azioni militari in Ucraina del loro Paese.
Le associazioni maschile e femminile dei tennisti professionisti (ATP e WTA) si sono subito dissociate da tale decisione, e proprio in questi giorni hanno comunicato che, per tutta risposta, il torneo di Wimbledon di quest’anno non assegnerà punti validi per la classifica dei tennisti.
Wimbledon, come gli altri tre tornei dello Slam (Australian Open, Roland Garros di Parigi e US Open di New York) è il torneo che assegna il maggior numero di punti validi per il ranking: 2.000 per il vincitore, 1.000 per il finalista e così a scalare.
La decisione delle associazioni ATP e WTA è tesa a salvaguardare l’assenza di discriminazioni all’interno del circuito tennistico e le pari opportunità per ogni tennista di partecipare ai tornei che danno diritto ad accumulare punti in classifica.
Wimbledon senza punti, il rischio di altri forfait
La questione è resa ancora più rilevante, sul piano sportivo, dalla presenza di tennisti russi e bielorussi nelle posizioni più alte delle classifiche maschili e femminili, come i russi Daniil Medvedev e Andrej Rublev e la bielorussa Arina Sabalenka.
La misura adottata dalle associazioni dei tennisti mira, quindi, ad evitare che l’esclusione da Wimbledon, già punitiva di per sé, possa penalizzare tali tennisti anche sul piano del ranking.
Si è creato, quindi, un raro momento di attrito tra i vari organi coinvolti nella gestione del tennis professionistico. I quattro tornei dello Slam, infatti, pur assegnando punti validi per le classifiche ATP e WTA, sono entità separate rispetto a tali associazioni e possono, quindi, assumere decisioni in completa autonomia.
Va detto che, all’indomani dell’invasione in Ucraina, un comunicato congiunto delle organizzazioni dei tornei dello Slam e delle associazioni dei tennisti professionisti aveva specificato che ai tennisti russi e bielorussi non sarebbe stato impedito di partecipare ai tornei del circuito, sebbene gli stessi sarebbero stati considerati “senza bandiera”. In altre parole, nelle comunicazioni ufficiali (o nelle sovraimpressioni televisive) a fianco al loro nome non sarebbe mai comparsa l’indicazione della nazione di appartenenza.
La recente decisione del torneo di Wimbledon, quindi, ha rotto questa unità di visione, e la reazione di ATP e WTA rischia seriamente di rendere meno appetibile il torneo londinese anche per i grandi tennisti, che oltre ai trofei in bacheca vogliono collezionare punti e fregiarsi di una posizione in classifica che sia la migliore possibile.
Le reazioni dei tennisti alla decisione di ATP e WTA
Il torneo di Wimbledon prenderà il via il prossimo 27 giugno, e ancora non si può dire come andrà a finire questa querelle. In questo momento, siamo nella fase delle precisazioni, una sorta di guerra fredda tra organizzazioni tennistiche a colpi di comunicati stampa.
Da una parte, gli organizzatori di Wimbledon ricordano che la decisione di escludere dal torneo i tennisti russi e bielorussi non è diretta a discriminare tali atleti, ma è conseguenza degli indirizzi del Governo britannico e della volontà di non permettere che il governo russo utilizzi eventuali vittorie di atleti russi come strumento di propaganda del proprio regime.
Dall’altra, ATP e WTA insistono sul fatto che le colpe delle istituzioni di un Paese non devono ricadere sui singoli individui.
A corollario, va sottolineata una situazione piuttosto tesa anche tra i diretti interessati, i tennisti. Se il russo Medvedev, uno dei tennisti più forti del momento, si è limitato a dirsi favorevole alla pace, gli atleti ucraini, come Elina Svitolina, hanno chiaramente detto che avrebbero gradito delle posizioni più nette da parte dei tennisti russi.
Ancora più drastico l’ex tennista ucraino Sergiy Stakhovsky, capace di battere il grande Roger Federer a Wimbledon nel 2013 e oggi impegnato, fucile in braccio, sul fronte russo-ucraino: “Dire che la decisione dell’ATP mi ha abbia deluso è un eufemismo. Non mi sarei mai aspettato che qualcuno si mettesse dalla parte di invasori e assassini, ma adesso pare cha anche i miei colleghi siano dispiaciuti per gli invasori russi e bielorussi”, ha detto Stakhovsky, prima di rincarare la dose: “Giocatori che in 85 giorni di guerra non sono stati capaci di produrre uno straccio di messaggio che condannasse chiaramente l’invasione in Ucraina. Questo è un giorno vergognoso per il tennis”.
Marco Sicolo – Bgame News